domenica 22 settembre 2019

I ponti del Diavolo

I ponti del diavolo e altri luoghi misteriosi e infernali in Piemonte e Valle d'Aosta




I ponti del diavolo e altri luoghi misteriosi e infernali in Piemonte e Valle d'Aosta
Di Claudio Santacroce

Claudio Santacroce, ricercatore e studioso originario delle Valli di Lanzo, autore di saggi e articoli etnografia, dialettologia e folklore, ha pubblicato il libro “I ponti del diavolo e altri luoghi misteriosi e infernali del Piemonte e della Valle d’Aosta”, strettamente legato alla sua terra di origine, visto che a Lanzo Torinese sorge il celebre “Ponte del Diavolo”.

Da questo ponte, con la nota leggenda sulla sua diabolica costruzione, Santacroce ha avviato una ricognizione che ha portato alla raccolta di 222 storie, leggende e curiosità su luoghi del Piemonte e della Valle d’Aosta nei quali il diavolo ha lasciato traccia del suo passaggio e della sua opera. Questo numero non è casuale, perché 222 si ottiene dividendo 666, il “numero della bestia”, diventato simbolo del diavolo, con il 3 simbolo della Trinità e della perfezione!
Come si diceva, è a Lanzo Torinese che troviamo il ponte del diavolo più noto. In Piemonte ve ne sono altri, nelle varie province, a Ronco Canavese e ad Alice Superiore (Torino), a Dronero e a Neive (Cuneo), in Val Mastellone (Vercelli), a Cannobio e a Trasquera (Verbania). La Valle d’Aosta ne possiede uno, a Pont Saint Martin.
Non esiste un modello architettonico costante di ponte del diavolo. Quello che caratterizza e accomuna questi particolari ponti è la leggenda che attesta l’intervento del diavolo per la realizzazione di un’opera impossibile ai comuni mortali. Dotato di sovrumane capacità edilizie, il diavolo non dimostra però particolare astuzia: la leggenda narra invariabilmente che il maligno, dopo aver realizzato il ponte, è stato beffato da un santo, da un religioso, addirittura da un contadino scaltro e da una ragazza accorta.
Nei racconti tradizionali popolari del Piemonte, il diavolo viene spesso ingannato e beffato con vari stratagemmi, lo aveva già notato Tancredi Tibaldi nel suo studio del 1911 intitolato “Il diavolo nella leggenda e nella tradizione in Val d’Aosta”: «Per una inspiegabile contraddizione, il diavolo, che in tutta la cristianità ha fama di esperto maestro di perfidia, è raffigurato invece nelle tradizioni e leggende … come uno scemo, un minchione di una ingenuità paradossale, che non riesce in nessuna gherminella».
Apprendiamo poi dalla lettura del libro che il diavolo è transitato ed ha agito non solo su ponti, ma in castelli, case, abbazie, cappelle, piloni, camini, garitte e mulini. E poi ancora gallerie, canali, pozzi, strade, rotaie, sedie, scrivanie, porte, campane, carri, possono rappresentare luoghi o oggetti in cui il maligno ha lasciato una perpetua traccia, una firma invisibile e terribile.ùCosì montagne, valli, passi, colline, bricchi e rocche, pietre, rocce, impronte, dirupi, campi, pascoli, grotte, tane, buchi, gorghi e fontane, ogni luogo che ci circonda, ogni oggetto che sfioriamo può essere pervaso dalla sua inquietante presenza...
È curioso ricordare, in conclusione, che il libro di Santacroce è stato recensito anche su La Stampa, su La Repubblica e soprattutto da Oddone Camerana su “L’Osservatore Romano” di sabato 11 gennaio 2014. Camerana si è soffermato sui ponti del diavolo, indicati come “una realtà attraente e conturbante”, ed ha portato così questo particolare aspetto “demoniaco” del Piemonte sulle pagine dell’organo ufficioso della Santa Sede. E così Santacroce (il cui cognome è di per sé una scaramanzia) è entrato col diavolo addirittura in Vaticano!!!
Articolo di Milo Julini
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Pont Saint Martin.
postato da R.D.M.7* su segnalazione di Mamma Bruna

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