I ponti del
diavolo e altri luoghi misteriosi e infernali in Piemonte e Valle d'Aosta
Di Claudio
Santacroce
Claudio Santacroce, ricercatore e studioso
originario delle Valli di Lanzo, autore di saggi e articoli etnografia,
dialettologia e folklore, ha pubblicato il libro “I ponti del diavolo e altri
luoghi misteriosi e infernali del Piemonte e della Valle d’Aosta”, strettamente
legato alla sua terra di origine, visto che a Lanzo Torinese sorge il celebre
“Ponte del Diavolo”.
Da questo ponte, con la nota leggenda sulla sua diabolica
costruzione, Santacroce ha avviato una ricognizione che ha portato alla
raccolta di 222 storie, leggende e curiosità su luoghi del Piemonte e della
Valle d’Aosta nei quali il diavolo ha lasciato traccia del suo passaggio e
della sua opera. Questo numero non è casuale, perché 222 si ottiene dividendo
666, il “numero della bestia”, diventato simbolo del diavolo, con il 3 simbolo
della Trinità e della perfezione!
Come si diceva, è a Lanzo Torinese che troviamo il ponte del
diavolo più noto. In Piemonte ve ne sono altri, nelle varie province, a Ronco
Canavese e ad Alice Superiore (Torino), a Dronero e a Neive (Cuneo), in Val
Mastellone (Vercelli), a Cannobio e a Trasquera (Verbania). La Valle d’Aosta ne
possiede uno, a Pont Saint Martin.
Non esiste un modello architettonico costante di ponte del
diavolo. Quello che caratterizza e accomuna questi particolari ponti è la
leggenda che attesta l’intervento del diavolo per la realizzazione di un’opera
impossibile ai comuni mortali. Dotato di sovrumane capacità edilizie, il
diavolo non dimostra però particolare astuzia: la leggenda narra
invariabilmente che il maligno, dopo aver realizzato il ponte, è stato beffato
da un santo, da un religioso, addirittura da un contadino scaltro e da una
ragazza accorta.
Nei racconti tradizionali popolari del Piemonte, il diavolo viene
spesso ingannato e beffato con vari stratagemmi, lo aveva già notato Tancredi
Tibaldi nel suo studio del 1911 intitolato “Il diavolo nella leggenda e nella
tradizione in Val d’Aosta”: «Per una
inspiegabile contraddizione, il diavolo, che in tutta la cristianità ha fama di
esperto maestro di perfidia, è raffigurato invece nelle tradizioni e leggende … come uno
scemo, un minchione di una ingenuità paradossale, che non riesce in nessuna
gherminella».
Apprendiamo poi dalla lettura del libro che il diavolo è
transitato ed ha agito non solo su ponti, ma in castelli, case, abbazie,
cappelle, piloni, camini, garitte e mulini. E poi ancora gallerie, canali,
pozzi, strade, rotaie, sedie, scrivanie, porte, campane, carri, possono
rappresentare luoghi o oggetti in cui il maligno ha lasciato una perpetua
traccia, una firma invisibile e terribile.ùCosì montagne, valli, passi, colline, bricchi e rocche, pietre,
rocce, impronte, dirupi, campi, pascoli, grotte, tane, buchi, gorghi e fontane,
ogni luogo che ci circonda, ogni oggetto che sfioriamo può essere pervaso dalla
sua inquietante presenza...
È curioso ricordare, in conclusione, che il libro di Santacroce è
stato recensito anche su La Stampa, su La Repubblica e soprattutto da Oddone
Camerana su “L’Osservatore Romano” di sabato 11 gennaio 2014. Camerana si è
soffermato sui ponti del diavolo, indicati come “una realtà attraente e
conturbante”, ed ha portato così questo particolare aspetto “demoniaco” del
Piemonte sulle pagine dell’organo ufficioso della Santa Sede. E così Santacroce (il cui cognome è di per sé una scaramanzia) è
entrato col diavolo addirittura in Vaticano!!!
Articolo di Milo Julini
Pont Saint Martin. |
postato da R.D.M.7* su segnalazione di Mamma Bruna
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