« Alleato alla bellezza di un paesaggio, il silenzio è una strada che conduce a se stessi. Un momento di sospensione del tempo in cui si apre un passaggio che concede all’uomo la possibilità di ritrovare il suo posto, di raggiungere la pace … La punteggiatura del silenzio gustato in diversi momenti dell’esistenza mediante il ricorso alla campagna o al monastero, al deserto o alla foresta, o semplicemente al giardino, al parco, appare un ritorno alla sorgente, un tempo di riposo prima di ritrovare il rumore, inteso nel senso sia letterale sia figurato di un’immersione nella civiltà urbana. Il silenzio produce allora un’acuta sensazione di esistere. Segna un denudamento che permette di fare il punto, di raccogliere le idee, di ritrovare un’unità interiore, di risolversi a una decisione difficile. Il silenzio sfronda la persona e la rende di nuovo disponibile, debella il caos nel quale si dibatte» .
David Le Breton, “Il mondo a piedi. L'arte della marcia”
Postato da M.G.T.777
Camminare significa aprirsi al mondo. L'atto del camminare riporta l'uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione di tutti i sensi. È un’esperienza che talvolta ci muta, rendendoci più inclini a godere del tempo che non a sottometterci alla fretta che governa la vita degli uomini del nostro tempo. Camminare è vivere attraverso il corpo, per breve o per lungo tempo. Trovare sollievo nelle strade, nei sentieri, nei boschi non ci esime dall’assumerci le responsabilità che sempre più ci competono riguardo ai disordini del mondo; ma permette di riprendere fiato, di affinare i sensi e ravvivare la curiosità. Spesso camminare è un espediente per riprendere contatto con se stessi.
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