L’Irlanda è ricca di
tradizioni mitologiche concernenti il Sidh (1). Il sidh era propriamente l’Altro
Mondo, ma in certe occasioni, come nella notte di Samain (primo Novembre grande
festa celtica) , si diceva che il sidh fosse aperto agli umani abbastanza
audaci da entrarvi. Questo Altro Mondo era un universo meraviglioso simile al
mondo terreno, ma dove non esistevano dolore, malattia o morte, e la giornata
era “un giorno di eterno bel tempo”.
Grazie al calendario
gallico di Coligny e ai numerosi racconti irlandesi, che l’anno celtico era
incentrato su due poli: il primo novembre e il primo maggio, con due date
intermedie: il primo febbraio e il primo agosto.
Ma la festa più
importante era decisamente quella del primo novembre, di Samain, il cui nome
significa “fine dell’estate”, integralmente recuperata nel cristianesimo con la
festa di Ognissanti, in cui si celebrala “comunità dei viventi e dei morti”.
Samain era il
momento ideale in cui il tempo normale diventava eternità. A Samain i tumoli
funerari venivano aperti consentendo la mescolanza dei due mondi, quello dei
vivi e quello dei morti. In quell’occasione si collocavano anche le azioni
drammatiche riportate nelle antiche epopee mitologiche. Samain era la svolta
decisiva dell’anno celtico, e non mancano i documenti per illustrare questa
evidenza. Un assemblea tenuta ogni anno dagli Ulati, tre giorni prima e tre
giorni dopo Samain, e anche il giorno stesso di Samain si svolgevano giochi, riunioni
e banchetti. Durante la festa di Samain venivano decise le leggi dagli uomini d’Irlanda
e nessuno osava trasgredirle fino a che non fossero di nuovo riuniti l’anno
dopo. E chiunque la trasgredisse veniva bandito dall’Irlanda.
Vi era una grande
affluenza di maghi, incantatori, indovini e guaritori, tutti appartenenti alla
categoria dei druidi per celebrare incantesimi e invocazioni magiche. La parte
sacra veniva presieduta dai sacerdoti, Gutuater Martis, coloro che vengono
incaricati della predicazione ma hanno anche la funzione di pronunciare
incantesimi, lodi o satire, tutto di natura magica. Alti dignitari e sapienti, rivestivano la
massima carica sociale e pubblica e detenevano un potere illimitato, lontano
dalla semplicistica figura stregonica che qualcuno ha voluto tramandare,
rimandando di essi un’immagine impropria, lontana dalla verità. I Druidi
possedevano una conoscenza ancestrale, e l’etimologia che emerge dal loro nome
scaturisce dalla lingua greca dalla quale deriva l’appellativo di Druidae. Un anonimo scrittore del 200 a. C. definiva
questi sacerdoti Magicus, attribuendo loro poteri straordinari e
nozioni magiche di livello elevato.
Le
cerimonie si svolgeva all’aria aperta, su alture sacre o in mezzo ai boschi.
(1) Il Sidh ( o Sidhe ),
nella mitologia celtica, rappresenta una sorta di porta di passaggio tra il
“prima” ed il “dopo”. Molti ritengono sia il nome attribuito all'oltretomba
celtico, come pure alle terre abitate dal popolo fatato.
Tratto da: Il Mistero dei Druidi di Jean Markale (Jean Markale, pseudonimo di Jean Bertrand, è stato uno scrittore, conduttore radiofonico, conferenziere e insegnante francese. Ha pubblicato numerosi libri sulla civiltà celtica, in particolare il ruolo delle donne nella cultura celtica, e la letteratura arturiana.)
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