martedì 12 novembre 2019

100 Years After Debussy's Death, He Remains the First ‘Modern’ Composer – An essay on Claude Debussy by Stephen Hough in the New York Times

Alessandro NardinIl mare di Debussy si spalanca agli occhi e alle orecchie di chi gli si accosta, lasciando il malcapitato al cospetto di una distesa dai confini incerti.
Debussy intuì nella simbologia dell’Acqua una via per il ritorno al Principio. La musica non è che la voce più autentica di questo ritorno. Questa intuizione anticipava di fatto le scoperte della fisica degli anni che seguirono: la natura fluida vibratoria della materia, l’esistenza di una realtà prima ed ultima che connette tutti i fenomeni.


Claude Debussy e la sua percezione della musica
Claude Debussy visse e compose nella Parigi fin de siecle, teatro delle più importanti innovazioni artistiche e culturali ma anche di quella che viene conosciuta come la “rinascita occultista”: egli frequentò quegli stessi luoghi in cui poeti e pittori simbolisti incontravano i mistici rosacroce e gli epigoni della nuova alchimia. Ebbe quindi il modo di abbeverarsi delle stesse radici della conoscenza e di sperimentare direttamente, tramite i suoni, una visione del mondo al tempo stesso fisica e spirituale.

L’Acqua, elemento cardine della sua vita compositiva, ne è la più perfetta trasposizione.

Quale immagine dell’acqua avrebbe potuto influenzare Debussy? Egli colloca la musica all’interno della natura stessa: è qui che si rivela il suo pensiero più autenticamente esoterico.
Per lui «la musica è una somma di forze sparse» e la sua origine «è iscritta nella natura.» 
Essa si colloca pertanto fra il moto sensibile dei fenomeni e il moto vitale interiore, «non limitandosi solo alla riproduzione esatta della natura ma ai legami misteriosi tra la natura e l’immaginazione.»
In una delle definizioni più ermetiche, Debussy arriva a definire l’arte musicale «una misteriosa matematica che partecipa all’infinito e che presiede al moto delle acque e al gioco delle curve descritte dalle brezze mutevoli».
Le origini esoteriche della musica di Debussy
La musica è causa e al contempo effetto di un movimento interno alla natura delle cose: il movimento fenomenico dell’aria e dell’acqua che percepiamo con i nostri sensi, non è che una derivazione.
È interessante a questo punto confrontare queste riflessioni con quelle di François Jollivet-Castelot, lo scienziato coevo del compositore, frequentatore delle stesse società rosacroce che segnò una rinascita del pensiero e della pratica alchemica.

Il fondatore del Hyperchimie, in un testo del 1901, così riassume le caratteristiche del Mercurio filosofale: «Il Mercurio simboleggia la forza vibratoria universale, il fluido, il principio passivo estremo delle cose. Acquoso, esso racchiude l’Acqua e l’Aria che tendono senza sosta a entrare.»
Se il Mercurio-Acqua è “vibrazione”, come dice Jollivet-Castelot, è anche suono: l’Aria, è l’elemento che vivifica il suono, e che lo conduce al cospetto della realtà naturale e degli uomini capaci di ascolto.
La questione più importante e più carica di conseguenze è data proprio dalla natura vibratoria che caratterizza l’elemento liquido: non un semplice movimento ma un’oscillazione permanente, nascosta nel cuore stesso della materia e che per sua stessa natura è suono.
Debussy lo ha reso fenomeno reale tramite la propria musica.

Musica e dinamicità della materia

Il Principio è vibrazione, la vibrazione è suono, il suono è Vita.

Questo ci porta al cospetto della modernità: ai nostri giorni, mediante metafore musicali, è stato con limpida chiarezza il compianto professor Emilio Del Giudice a descrivere le oscillazioni di energia interne all’acqua.
La sensibilità del prof. Del Giudice lo portò spesso a mettere in parallelo la coerenza interna della dinamicità della materia e la musica.
«Le oscillazioni del campo costituiscono la musica al cui ritmo le molecole danzano collettivamente.»
È la danza di Śiva della tradizione induista, «il flusso incessante di energia che attraversa un’infinita varietà di configurazioni, che si fondono una nell’altra.»
Per Del Giudice, c’è un elemento privilegiato in cui è possibile riscontrare l’armonia interna della materia, l’elemento che già Talete, primo filosofo, intuì come origine della vita e della cui maternità universale Debussy fu cantore devoto: l’acqua appunto.
«L’acqua liquida è stata riconosciuta da tempo come la matrice di molti processi, compresa la vita.» Ci ricorda Del Giudice. 

La comprensione della realtà attraverso la musica

«In re immobili, numquam fit sonus.»  In un mondo inerte, non esiste alcun suono.

Ma il mondo non è mai inerte. Ce lo dice la scienza, che nega la possibilità della stasi totale delle particelle ponendo lo zero assoluto come un punto d’arresto teorico irraggiungibile o aprendo le porte alle infinite armonie della teoria delle stringhe. E ce lo conferma la musica.
Claude Debussy si sentì investito della responsabilità di tradurre in musica la vita della materia, il ciclo continuo di rigenerazione che nella morte vede i prodromi della rinascita, la vibrazione perpetua, il respiro dell’universo. La danza di Śiva, nella sua arte, non si è mai arrestata.
Così come noi oggi possiamo comprendere l’esistenza delle più piccole, invisibili particelle solo dalle tracce lasciate nelle loro collisione, così la via esoterica di Debussy è comprensibile solo da ciò che ci ha lasciato: è nel bagliore accecante della sua musica che la sua mente illuminata ha lasciato la sua impronta.
«Solo i musicisti hanno il privilegio di captare tutta la poesia della notte e del giorno, della terra e del cielo, di ricostruirne l’atmosfera e ritmarne l’immenso palpito.»


Postato da - G.M.T.777

martedì 5 novembre 2019

Coltivare il proprio mondo interiore

Scegliere con cura ciò che si ritiene più prezioso per sé può davvero fare la differenza.
Coltivare il proprio mondo interiore è fondamentale per il benessere e la salute fisica generale. I pensieri, le emozioni, i valori e gli atteggiamenti hanno un’enorme influenza sul modo in cui si sperimenta il mondo. Ecco perché sempre più persone iniziano a prestare attenzione a questo aspetto fondamentale della vita.
Ciononostante, trovare il modo di coltivare il proprio mondo interiore a volte può essere complicato. Dopotutto, alla nascita, non ci viene fornito un manuale di istruzioni su come essere felici. Alla luce di ciò, in questo articolo condividiamo con 3 modi per iniziare a lavorare in modo efficace su questo versante.

Coltivare il proprio mondo interiore: gli aspetti più importanti

Per prendervi cura della vostra salute fisica, potete iniziare da tre pilastri fondamentali: alimentazione, esercizio fisico e riposo. Analogamente, a livello mentale potete concentrare il lavoro su:
  • pensieri e le credenze.
  • Gli atteggiamenti e i valori.
  • Le emozioni ricorrenti.
Nelle prossime righe analizzeremo ciascuno di questi aspetti in modo approfondito.

1- I pensieri e le credenze

La componente più importante del mondo interiore è il modo di pensare, il dialogo interiore. Sappiamo ormai da millenni che ciò che proviamo dipende molto da quello che pensiamo di noi stessi e da ciò su cui concentriamo la nostra attenzione mentale. Per iniziare a essere più felici, risulta dunque necessario modificare consapevolmente il modo in cui ci si parla.
Forse pensate di essere tra coloro i quali non parlano mai con se stessi. Ebbene, in realtà lo fate eccome, anche se non ve ne rendete conto. Anche se non siete consapevoli dei vostri pensieri, essi hanno comunque un effetto molto potente sul vostro umore. Per tale ragione, la prima cosa da fare è identificare il tipo di pensieri che impegnano la mente.
Una volta identificati, il passo successivo è quello di cambiarli con altri più utili. A tale scopo, la cosa migliore da fare è riconoscere le convinzioni irrazionali e tentare di trasformarle in idee realistiche e favorevoli.
Per esempio, potreste ritrovarvi a pensare di essere delle persone inutili. Ciononostante, appena ci riflettete vi rendete conto che si tratta di un’esagerazione. In quali campi siete davvero bravi? Cosa riuscite a fare se vi impegnate? Questo tipo di riflessioni  possono aiutarvi ad accrescere la vostra autostima e a ottenere una visione più realistica del mondo.
«Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione.»
-Henry Ford-

2- Gli atteggiamenti e i valori

Il secondo aspetto più importante per coltivare il proprio mondo interiore è modificare i propri atteggiamenti e valori; ovvero l’importanza che si dà a ogni aspetto della propria vita e a ciò che si ritiene più importante. Scegliere con cura ciò che si ritiene più prezioso per sé può davvero fare la differenza.
A seguire trovate un elenco di valori potenzianti e limitanti. Usateli per rendervi conto di quello a cui state dando la priorità nella vostra vita e se ciò vi fa del bene o del male.
  • Avere sempre ragione. Per alcune persone, il bisogno di avere sempre ragione è la cosa più importante in assoluto. Per loro, dunque, è normale litigare con i propri cari o fare di tutto affinché gli altri li ascoltino e poter quindi dimostrare di avere ragione. Di solito, tutto ciò provoca frustrazione ed è anche un ostacolo per il benessere generale.
  • Evitare i rischi. Molti vivono la propria vita paralizzati dalla paura. La sicurezza e la mancanza di rischi sono fondamentali; appena possono, evitano di affrontare qualsiasi forma di incertezza. Il più delle volte, ciò li porta a non sfruttare buona parte delle opportunità che vengono loro offerte.
  • Sforzarsi al massimo. Per alcuni l’aspetto più importante della propria vita è dare il 100% in tutto quello che fanno. Questo di solito li porta a provarci in ogni situazione, ad affrontare le paure e a raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati; anche se ovviamente la strada non è mai sgombra dalle difficoltà.
  • Libertà. Per alcuni, la capacità di non dipendere da nessuno e di scegliere in ogni momento cosa fare è l’aspetto più importante. Ciò può avere conseguenze sia positive che negative. La verità è che chi sceglie questo valore rispetto agli altri tende ad avere una vita molto più gratificante. 

    3- Coltivare il proprio mondo interiore: le emozioni

    L’ultimo aspetto fondamentale da considerare per coltivare il proprio mondo interiore è il modo in cui ci si sente. Tuttavia, la forma migliore per lavorarci è quella indiretta. In altre parole, invece di provare a cambiare direttamente le emozioni, è molto più efficace modificare i propri pensieri, i valori e la propria vita in modo tale che risulti tutto più soddisfacente.
    Naturalmente, se i nostri sentimenti sono fuori controllo, possiamo imparare a usare degli strumenti per poterli gestire al meglio. Di questo si occupano principalmente le terapie psicologiche. Ciò nonostante, e tranne in casi estremi, vi potrete occupare delle emozioni solo una volta che avrete sotto controllo gli altri due elementi del vostro mondo interiore. 
  • articolo tratto da: la mentemeravigliosa e postato da Nonna Paola di Roma su concessione di E.d.R.7