mercoledì 30 aprile 2014

Una scala di 7 gradini

Una scala di 7 gradini...
Ogni gradino conduce ad una porta, da questa porta altre porte si schiudono all'apparire delle 7 chiavi,
Ognuno di loro ha una chiave, ognuna delle loro chiavi conduce a porte chiuse da coloro che li attendono, Ognuna delle quali svela il segreto gelosamente custodito..

Un filo di canapa è stato strappato, un filo d'oro e di grano, conteneva il più grande dei segreti, il segreto dei segreti che avrebbe portato all'abbattimento delle alte gabbie e della vile menzogna e slealtà, ecco perché venne strappato.. troppo importante il proprio ruolo in questo gioco della vita.
Ma il filo di canapa non'era " solo " un filo era " il filo ", l'alta e preziosa consistenza e sostanza non sarebbe mai finita, mai avrebbe trovato reale fine.. il filo dalla bellissima e lucente trama non'era composto da un'unica sola materia e al proprio spezzarsi stelle lucenti invasero ogni particella d'aria, ogni goccia d'acqua presente, ogni granello di terra venne pervaso e ogni fonte di calore venne resa luminosa grazie al proprio sacrificio.
Altri due fili, l'uno parte integrante del filo primo.. la parte rimasta che avrebbe dovuto piegarsi e spezzarsi al mancare della propria essenza, ma nulla di ciò che è realmente unito dall'eterno amore può essere in realtà diviso e allontanato, nemmeno dalla morte.
Al proprio fianco, un filo più piccolo, giovane, che avrebbe iniziato a cogliere pagliuzze di sapere da quel grande e saggio filo, parte mancante di un proprio lieto condurre. Gli altri fili avrebbero potuto mai giungere al grande loro ercolaio... e la meravigliosa trama avrebbe mai dato vita al più splendido e unico dei filati..?

Certo, questo capolavoro mai avrebbe potuto trovare fine, troppo immenso e forte sarebbe stato nel proprio essere questo filato, le trame sono appena state filate e i primi nodi vengono slegati trovandosi di fronte la propria gravosa fine.
Viene scritta e scriverà la parola FINE alla menzogna e ignoranza e la parola INIZIO alla verità e conoscenza.

Dedicato a mio padre R.D.M. 7
L.C. 777 al fianco dell'altra parte di te... E.D.R 7

A I Sette che furono, A I Sette che sono.




lunedì 28 aprile 2014

Un'artista che visse nel sogno: Alberto Martini

"Donna farfalla civetta",1907, de "L'opera grafica di Alberto Martini". F. X. Leyendecker, 1922. Publicada por Ana Tarouca

"Chi vive nel sogno è un essere superiore chi vive nella realtà uno schiavo infelice. Dante fu certamente il maggior poeta del sogno, della vita del sonno e della morte."
Alberto Martini da Miscellanea

Un invito a scoprire di più di Alberto Martini pittore incisore illustratore precursore del Surrealismo:
http://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-martini_(Dizionario-Biografico)/

A.G. - FAGLIA7

sabato 26 aprile 2014

Arti Marziali




A volte un guerriero può diventare un iniziato e le arti marziali che non sono semplici tecniche di combattimento ma sono una via di conoscenza di sé. Dall'Oriente ho imparato studiandolo, ahimè, a distanza, come una tecnica di combattimento può essere invece un'arte e un'iniziazione. Osservando, ad esempio, le tradizioni del Giappone ho scoperto che quasi tutto viene tradotto in supporto alla meditazione, come la costruzioni di giardini di sabbia e sassi detti “zen”, la stessa cerimonia del te... Sembra così lontano pensare che il combattimento o l'aggressione abbia una meta spirituale. Ma non voglio fare una disquisizione su questo argomento voglio solo annotare un esperienza che lungo questo mio cammino sto avendo: il tirar con l'arco. In questo angolo di mondo ove io vivo è venuto un giovane uomo, sempre silenzioso e dall'aspetto austero che tanta curiosità ha risvegliato nel paesello, ed il parroco dice che professa una strana religione, buonuomo (il parroco) che non riesce a cogliere quali nuovi orizzonti si aprano iniziando a conoscere il mondo di questo nostro ormai compaesano. In una delle mie escursioni per boschi e campi alla ricerca delle mie erbe e dei miei momenti in comunione con l'anima della natura l'ho incontrato e vedendolo con un arco in mano, mi è subito venuto il dubbio che fosse a caccia e per un vegetariano di nascita come me la cosa non mi andava giù, e così l'ho fermato e gli ho chiesto cosa faceva con l'arco e lui con la cortesia che lo contraddistingue mi ha riposto: “Meditavo”, o santa ignoranza mia al momento mi sembrava mi prendesse per il fondo dei pantaloni e poi mi dice ancora:”io credo che lei è l'unico qui in paese che può comprendere e praticare questa disciplina spirituale”. E da qui è nato il nostro rapporto, ma già l'arco, mi dice, perché non lo costruisci ed io che con le mani amo sempre creare mi son trovato a nozze in questa nuova sfida. E così scelta del legno e insegnamento con grande fatica mia nell'apprendere e nel fare, ma ecco che da bravo guerriero ho vinto la mia prima battaglia: ora ho l'arco mentre le frecce sono dono di DAIKI -san (che non è il cognome ma il suo nome e che mi ha detto che significa credo forte bagliore). Ma stringiamo l'annotazione di questa mia nuova conoscenza, cosa sto imparando tirando con l'arco?che è un'antica disciplina zen in cui l'importante è entrare nel -vuoto- azione della pratica per poi raggiungere, ovviamente, il centro ma il centro di me stesso e del mondo. E non è soltanto un'immagine ma un sentimento, di un fatto reale che ti accade ed è concreto che però non è descrivibile se non la si prova.
Bene, questo tirar con l'arco mi sta aiutando nelle mie ricerche alchemiche e spirituali, e allora grazie a questo amico per il dono fattomi. Lui mi porta nel suo mondo ed io le faccio conoscere il mio in un gioco di sinergie incredibili. Vuole farmi conoscere anche l'arte degli ideogrammi ma devo ancora pensarci se avventurarmi anche in questa esperienza. Certo è che vorrei parlare bene la sua lingua quanto lui parla bene la nostra imparata da un italiano che era amico di famiglia che le ha lasciato in eredità la casina in cui ora abita mentre il suo lavoro è di educatore (insegna inglese) ed è sposato con una bella mia compaesana.
Mio pensiero del dì 17 gennaio 1934


Da: Pensieri sparsi di Nonno Enrico

Quel che ho sempre ammirato di mio nonno nato a fine 800' è la sua capacità di non aver pregiudizi di saper cogliere conoscenza da ogni avvenimento, da ogni incontro, certo per l'epoca conoscere un giapponese e conoscere quest'arte è un po' come oggi incontrare un alieno che ti insegna a guidare un'astronave, mica male però!
Voglio consigliare un piccolo libro molto coinvolgente e interessante:
E.d.R.7



Una donna sul palcoscenico della vita


Shirley Maclaine
24 aprile 1934
Dio è semplicità, l'uomo è complesso. E l'uomo che si è reso complesso, ma aspira alla comprensione, alla verità che si trova oltre la complessità. E coloro che cominciano a comprenderla desiderano far parte ad altri di questa loro comprensione.”

Là fuori su un ramo” nella versione cinematografica ha bussato alla mia porta (ops è più giusto dire al mio televisore!) una sera in cui ero insofferente, riuscendomi a trascinare in forti emozioni, che come un torrente in piena mi ha riportato in primo piano esperienze personali che stavo tradendo, volendo mettere nell'oblio tutto il mio cammino fino allora percorso.
Seguendo l'esperienza della Maclaine, in quel viaggio nel mondo dello Spirito e della mente per meglio conoscere se stessa, ho avuto la netta sensazione che una voce mi spronasse dicendomi: “Vedi...non aver paura di ciò che hai scoperto e che stai scoprendo, vai avanti, oramai, non puoi più essere uno stupido burattino conforme agli schemi di questa ottusa società, ma sei un essere cosciente delle proprie potenzialità e della deità che ti governa”.
Grazie Shirley, tu non lo sai, ma mi hai guidata a riprendere il mio cammino!
L’attrice ebbe la sua prima esperienza extracorporea durante un viaggio nelle Ande peruviane nel 1975. Immersa nell’acqua di un bagno caldo e balsamico alla luce di una candela, si identificò prima con la fiamma della candela, poi fluttuò nello spazio.
Ero consapevole che il mio corpo rimaneva nell’acqua: guardai giù e lo vidi“, affermò raccontando fin nei minimi dettagli la sua esperienza che portò anche in televisione, dove fu protagonista di un dramma ispirato proprio a questa storia.
L’anima che sopravvive alla morte del corpo e che può uscire dal corpo rimanendoci collegata attraverso una specie di filo, una sorta di cordone argenteo elastico. La McLaine descrisse il suo per averlo visto durante la sua esperienza extrasensoriale.
L’anima quando esce dal corpo non ha peso, non ha forma ed è incorporeo e la persona si sente piena di vita. Durante questa esperienza diventa consapevole di quanto il corpo materiale rappresenti solamente un involucro esterno alla vera natura dell’uomo.
E.d.R.7

N.B. Volevo ricordare che io non appartengo al movimento New Age (in questa corrente ci sono troppi menzogneri che si dicono maestri per poter trarre dei guadagni vendendo conoscenza, l'unica cosa che il denaro non può comprare) ma come un ape che va di fiore in fiore per avere il miglior miele, anch'io attingo da varie fonti ciò che è Vero (la verità si cela ovunque...) e che mi può far conoscere e crescere.

Non dimenticate mai: “Non fermarti mai ad una sola porta perché così escluderai la totalità”.

venerdì 25 aprile 2014

Il cammino



"Quando inizia un nuovo cammino bisogna guardare avanti e non volgersi indietro verso quello che si lascia e che è stato altrimenti si zoppica e si può cadere imbattendosi in qualche sasso pesante che non si vede...

... Si va avanti..  si pensa di essere soli e poi cammin facendo ti accorgi di altri che come te stanno percorrendo quella strada, hanno ambite mete nel loro cuore.. ..e allora camminare con loro guardandosi intorno diventa un viaggio unico e meraviglioso." R.D.M 7 e M.G.T 777


Commento: Inizi un cammino, la strada è impervia, sei solo, la solitudine è palpabile.. dinnanzi a te situazioni, momenti, accadimenti, ti svelano sempre più un cambiamento. Come un ventaglio ogni singola piega si rivela ai tuoi occhi. Le difficoltà e i nemici non mancano di certo, devono interrompere e far fallire la tua alta scalata, anzi, più per te la meta sarà vicina più le difficoltà aumenteranno e coloro che possono essere manipolati giungeranno per deviarti con svariate tentazioni. Ma tutto questo contrario potere svanirà, tutte le tue azioni, ogni tuo pensiero costruttivo, creativo farà crollare ogni perfido intento. Ciò che si è vissuto, si è passato, è stato fatto, pensarvi troppo potrebbe solo distogliere la tua attenzione dall'importante meta.. 
Da quella solitudine passo dopo passo persone nuove giungeranno al nostro fianco, mossi dalle nostre stesse vibrazioni, . tutto si sentirà, alla concquista di ciò che i nostri cuori sentono e le nostre anime ambiscono da lungo tempo.
Queste parole meravigliose sono state scritte da due uomini, due cavalieri, che hanno sempre saputo seguire le tracce lungo sentiero, lo hanno fatto preservando e conservando le chiavi atte ad aprirne le porte.. lo hanno fatto a costo della loro stessa vita. Con il cuore le porgo a voi.. in attesa di abbracciare coloro che fanno parte del mio cammino.. L.C. 777   


lunedì 21 aprile 2014

BENEVENTO: Iside, i Sanniti e le streghe...

Le origini sannite: Benevento è una città poco conosciuta, e passa inosservata, mentre è posta su uno spazio di grande potenza. La fondazione di Benevento risale a tempi remoti. Una leggenda narra che Benevento debba le sue origini all'eroe greco Diomede, sbarcato in Italia dopo la distruzione e l'incendio di Troia, e che avrebbe riservato per la città una zanna del mitico Cinghiale Calidonio (simbolo di Benevento) ucciso da suo zio Meleagro. In realtà, la fondazione si dovrebbe agli Osci, passando successivamente ai Sanniti. Inoltre, la parola Malies (o Malocis), nome probabilmente osco o sannita, sarebbe all'origine del primo nome della città che era Maloenton, da cui quello latino di Maleventum o Maluentum.
Popolo nobile e guerriero, i Sanniti, reali fondatori di questa città vi hanno lasciato impresso la loro fierezza, furono sempre orgogliosi delle proprie radici, tanto che, come notò con stizzita ammirazione Cicerone, non vollero mai parlare in latino…


ISIDE -LA GRANDE MADRE
"Il culto della grande dea egizia Iside in passato è approdato anche in Italia e, curiosamente, si è sviluppato in modo particolare a Benevento"
La città di Benevento visse la sua vita isiaca tra il sacro e il profano. Il culto si sviluppò in maniera preponderante nell'88 d.C. sotto l'imperatore Domiziano mettendo la città sotto la protezione della dea.
Ne è testimone l'obelisco di granito rosso che reca sulle quattro facciate iscrizioni inneggianti Iside e Domiziano. Tali iscrizioni secondo la traduzione dello Schiaparelli suonano così:
1° faccia: "Ra Oro il giovane che abbatte (i popoli barbari) - Oro, vittorioso ricco di anni, il grande della vittoria, Autocrator Caesar, re dell'alto e basso Egitto (del sud e del nord) Domitianus, vivente in eterno, fece portare dai due monti di granito rosso (di Siena) e venire verso la sua dimora di Roma che governa i due mondi"
2° faccia: "Per Iside, madre divina, astro del mattino, regina degli dei, signora del cielo, nel tempio che egli eresse a lei questo monumento (questo obelisco), fra gli dei - della sua città - di Beneventus (Benevento), ordinò di portare (l'obelisco) il sovrano dei due mondi Domitianus - vivente in eterno; il nominato Lucillius Ruphus fece innalzare l'obelisco con gioia"
3° faccia: "L'anno ottavo, sotto la maestà dell'Oro, Toro forte, re dell'alto e basso Egitto (del nord e del sud) l'astro amato da tutti gli dei, figlio del sole, signore dei diademi delle due regioni - Domitianus vivente in eterno, costruì un degno edificio ad Iside, la gran signora di Beneventus (Benevento) ed agli dei del suo cielo Lucilius Ruphinus. Ordinò di portare il signore dei due mondi."
4° faccia: "Per Iside la grande madre divina, occhio del sole, questo monumento fra gli dei della sua città di Beneventus (Benevento), signora del cielo, sovrana degli dei tutti, figlia del sole. Ordinò di portarlo il signore dei diademi Domitianus vivente in eterno, il nominato Lucilius Ruphus pose.


Percorrendo le sale monumentali, nella Chiesa di santa Sofia, ci si imbatte nella Sala di Iside, ovvero la sezione dedicata alle antichità egizie, la cui raccolta è considerata tutt’oggi il nucleo più consistente di sculture egizie e neoegizie situato fuori dall’Egitto. Nella sala è conservato l’arredo sacro appartenuto al Tempio di Iside. Il museo conserva una testa della dea Iside risalente alla seconda metà del III secolo a.C., proveniente dal Tempio di Behbêt el Hagar, in Egitto. Fra i reperti più significativi per bellezza e integrità il Frammento di obelisco, dell’88-89 d.C., in granito.
Ciò rende ancor oggi misteriosa l'ubicazione del tempio dedicato alla dea. Probabilmente vi erano quattro templi egizi: un santuario antico, uno di Iside, uno di Osiride e delle costruzioni posteriori. Comunque, poiché la maggior parte dei reperti è venuta alla luce nella zona del Duomo, è facile che sia questo il sito più certo dell'ubicazione del Tempio di Iside. 
Ma Iside a Benevento per via della sua magica natura, può essere considerata anche l'antenata delle “streghe”, per questo era chiamata anche la “Ricca di Misteri”. La statua del Bue Apis, che si trova all’inizio del Viale San Lorenzo, sul lato destro (una curiosità c'è anche un ottimo vino: Bue Apis, appunto, dedicato a questa statua), a lei dedicato, reca sul fianco la falce della Luna al cui chiarore volavano, secondo la leggenda, le streghe di Benevento.
Regina della magia e dell'occulto, dunque, che si rivela in tutto il suo mistero, ma anche madre affettuosa e donna di infinità pietà questi sono gli attributi che fanno di ISIDE la dea più misteriosa e più amata.
Inoltre, un fortunoso ritrovamento del 1903 ha portato alla luce un altare dedicato ad Iside. Alla sommità era scolpito un serpente attorcigliato (una vipera d'oro) lo stesso animale che i Longobardi adorarono quando arrivarono a Benevento. Il vescovo Barbato, visto che la scultura era simbolo pagano, la fece fondere in un calice per la Messa.
La "città delle streghe"
« Sotto l'acqua e sotto u viento, Sotto a noce e Beneviento »
Benevento è comunemente nota come la "città delle streghe" (o, più propriamente, delle janare). La fama, consolidatasi grazie al libro “De nuce maga beneventana” del protomedico Pietro Piperno, è dovuta con tutta probabilità ai riti pagani che i longobardi svolgevano nei pressi del fiume Sabato: alcune donne urlanti saltavano intorno ad un albero di noce da cui pendevano serpenti, oppure dei guerrieri a cavallo infilzavano una pelle di caprone appesa ad un albero. Questi riti apparvero come demoniaci ai beneventani cattolici, che forse credettero di vedere dei sabba stregoneschi.
Altri fanno risalire la fama ai riti della tribù dei Samentes che in origine furono adoratori dei boschi nei quali, di notte, celebravano feste e riti religiosi; poiché chi officiava tali riti erano sacerdotesse, a cui venivano attribuiti poteri magici e divinatori, si creò tale leggenda che, ai tempi in cui operava la Santa Inquisizione, fu causa di persecuzioni ed esecuzioni capitali.
Più tardi i dominatori capirono che era molto più conveniente accettare la religione dei beneventani. Questa valutazione politica, forse ancor più della perseveranza di San Barbato, portò dunque i nuovi padroni a convertirsi nel 664. Ciò garantì una lunga e stabile prosperità alla città e ai suoi governanti, e portò all'abbattimento dell'albero sacro da parte di San Barbato. In questo luogo egli fece erigere un tempio intitolato a Santa Maria in voto. C'è da aggiungere che San Barbato, purtroppo, si rese promotore anche di un piccolo-grave attentato ecologico perché abbatté, in preda al furore iconoclasta, il Noce magico: le donne invasate, dunque, sparirono fisicamente da Benevento, ma, in compenso, la loro leggenda divenne eterna.
Ed anzi, oggi, si ha un po’ di nostalgia per le streghe, le loro danze e quel noce che non c'è più…

La Rocca dei Rettori
Benevento esoterica: vertice con Torino e Lione di quel triangolo magico che il mito dell’occulto, in altra tradizione, ha invece affidato a Londra. Benevento colta, sede ancor oggi del cenacolo letterario più celebre d'Italia, nato nel ‘47 attorno alla famiglia Alberti, inventrice di quel premio Strega che si rifà a quel suo celebre liquore emerso dai fumi della leggenda come frutto di un fiammeggiante sabba di settanta negromanti, provenienti da ogni angolo della Terra, ciascuna portatrice di un’erba o di una spezia incantata. Una città bellissima che non pare nemmeno appartenere a quel Sud miseria e nobiltà, vociante, disordinato, immondizia ovunque, anarcoide, assenteista, raccomandato. No, qui la natura aspra e selvaggia delle gole e delle forre che la circondano, l’indole montanara dei suoi abitanti, il loro rude orgoglio dipinto su lineamenti quasi intagliati, rendono tutto diverso: bastano pochi chilometri, ma Caserta e Napoli già paiono appartenere a un’altra galassia. Ed ecco un altro gioiello di Benevento oltre al famoso Arco di Traiano e l'Anfiteatro.... in pieno centro, un’arteria palpitante, quel corso Garibaldi elegante e sensuale che discende lentamente verso le acque del Calore, ingioiellato dal soffio dei secoli ecco la possente Rocca dei Rettori, la cittadella pontificia(1321) aggrappata al punto più alto della città e costruita sui resti di un antico fortilizio longobardo con tracce romane e sannite sul modello delle fortezze di Avignone e Carcassonne. 


Ma a Benevento c'è anche una una collina che viene chiamata “la bella addormentata” per via della sua forma, che ho sempre pensato che prima o poi io avrei risvegliato... mio padre era nativo di questa città che mi ha sempre trasmesso, ogni volta che andavo in visita ai parenti, una forza magica. Io credo che ben pochi dei beneventani sentano e vivano le vibrazioni che dalla terra s'alzano per abbracciarsi a quelle del cielo.
Per visitarla e “sentirla” questa città aprite le percezioni ed essa vi racconterà i suoi segreti trasmettendoveli anche attraverso emozioni forti, ed è la Grande Madre Antica (la definisco antica perché oggi non solo importante risvegliare il principio femminile ma unirlo a quello maschile perché è arrivato il tempo della fine della dualità) che vi accoglierà perché essa aveva scelto questa città per essere onorata . 
Articolo dedicato a papà Edgardo – E.d.R.7

Il Giudizio

domenica 20 aprile 2014

Il flauto di Pan

Narra Ovidio (Metamorfosi): “Pan che, mentre tornava dal colle Liceo, la vide, col capo cinto d'aculei di pino, le disse queste parole...». E non restava che riferirle: come la ninfa, sorda alle preghiere, fuggisse per luoghi impervi, finché non giunse alle correnti tranquille del sabbioso Ladone; come qui, impedendole il fiume di correre oltre, invocasse le sorelle dell'acqua di mutarle forma; come Pan, quando credeva d'aver ghermito ormai Siringa, stringesse, in luogo del suo corpo, un ciuffo di canne palustri e si sciogliesse in sospiri: allora il vento, vibrando nelle canne, produsse un suono delicato, simile a un lamento e il dio incantato dalla dolcezza tutta nuova di quella musica: «Così, così continuerò a parlarti», disse e, saldate fra loro con la cera alcune canne diseguali, mantenne allo strumento il nome della sua fanciulla.”


Pan fabbricò così uno strumento musicale al quale diede il nome di "siringa" (che ai posteri è anche noto come il "flauto di pan") dalla sventurata fanciulla che pur di non sottostare al suo amore, fu condannata a vivere per sempre come una canna.


Nel bosco si espande il suono del flauto e tutta la natura ne gioisce, le acque cristalline scorrendo veloci si uniscono con il loro canto, così le fronde degli alberi danzano gioiose e nella folta e sacra cattedrale verde si ode rumori di zoccoli che si avvicinano alla ricerca della fanciulla che crea questo canto melodioso, non spaventarti al suo giungere e continua a suonare ed egli ti saprà regalare la conoscenza dei segreti del regno animale e dei boschi depositari di Sapere.
Dedicato a Lara da A.G.7 - Faglia

Incantevole lago: Conca di Crezzo

Foto Ars Faber

lago di poesia,
circondato di magia,
posto di libertà
posto dei nostri sogni
dove la fantasia non finirà…”

Foto Ars Faber

Il laghetto di Conca di Crezzo è situato in una zona particolarmente suggestiva sotto l’aspetto paesaggistico, nel cuore del triangolo lariano, a circa 800 mt. di quota.


Foto Ars Faber

Sui versanti prossimi alla conca umida sono presenti boschi cedui secolari la cui impronta principale è data dalla presenza di splendidi esemplari di Faggio (Fagus sylvatica) e, secondariamente, di Castagno (Castanea sativa), Tiglio (Tilia platyphyllos) e Ciliegio (Prunus avium).

                                                              Foto Ars Faber


Foto Ars Faber

Il laghetto è un oasi di tranquillità dove è possibile sostare al fresco osservando in pieno relax le rane e le anatroccole che nuotano nell'acqua verde tra i canneti.
Per quanto riguarda il popolamento faunistico, i rappresentanti più interessanti sono indubbiamente gli Anfibi, naturalmente legati agli ambienti umidi, come la Salamandra (Salamandra salamandra), il Tritone alpestre (Triturus alpestris), la Rana montana (Rana temporaria) e il Rospo comune (Bufo bufo). Il Pettirosso (Erithacus rubecula), il Merlo (Turdus merula), il Picchio verde (Picus viridis) e il Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus) sono gli uccelli più numerosi; tra i Mammiferi si segnalano invece il Topolino domestico (Mus domesticus), il Topolino selvatico (Apodemus sylvaticus), le Arvicole (Microtus sp.), la Donnola (Mustela nivalis), la Volpe (Vulpes vulpes) e, in seguito all’immissione da parte dell’uomo, il Cinghiale (Sus scropha).

Foto Ars Faber -  Panchina per il viandante stanco

Le acque tranquille di un lago riflettono le bellezze che lo circondano; quando la mente è serena, la bellezza dell'io si riflette in essa.
Belur Krishnamachar Sundararaja Iyengar











Foto Ars Faber

                            





                     Foto Ars Faber             









Questo specchio d’acqua, di origine intermorenica, è inserito in una coltre di materiale depositato dal ghiacciaio proveniente dal ramo di Lecco durante il suo ultimo ritiro. Ha una superficie media di circa 10.600 m2 ed una profondità massima compresa tra 1,60 e 2,50 m; questi dati però sono estremamente variabili in relazione alle precipitazioni.

Foto Ars Faber 

Il laghetto della Conca di Crezzo è veramente un luogo incantato e bucolico, ecco una pacifica mucca che ci guarda!

                                                              Foto Ars Faber 

Una rigogliosa natura incornicia lo specchio d'acqua del laghetto di Conca di Crezzo

                                                              Foto Ars Faber 

Una solitaria barca, a riposo, attende....

Questo angolo di paradiso si trova sopra Lasnigo in provincia di Como, già salendo la vista sul Lago di Como e la Grigna toglie il fiato per la bellezza ma appena si entra in questa valletta ove vivono poche persone dedite all'agricoltura ci si immerge in un ambiente incantevole il piccolo lago contornato da un verde rigoglioso affascina, e se si è fortunati si può vivere la forza di una poiana che volteggia in alto lanciando il suo urlo... Le sensazioni sono profonde e riescono a metterti in contatto con il tuo mondo interiore, perché solo ove vige la Natura è facile ritrovare se stessi, ritrovare la propria essenza che il vivere quotidiano immerso in una materialità  sfrenata fatta di ambienti artefatti uccide... 
NOIDUE - E.d.R.7  R.D.M.7*

Un'ala di farfalla.. è il nostro essere.

Il caso, la fatalità .. frangenti che colmano di gioia il nostro essere o lo spezzano per il loro deciso incombere. Non è ciò che sono, ma pesano d'importanza grazie ai pilastri lungo i quali si ergon, i loro alleati migliori, le nostre intenzioni e decisioni. Possono colmare o completamente invadere o devastare il nostro cammino. Il caso.. esiste? Perché parlare di alleati, alleati legati a un nobile agire, o al contrario alleati devoti al male, a ciò che è più oscuro e torbido. In fondo il caso non esiste perché è una conseguenza di quanto messo in atto. Il caso non è caso, è ciò che non ci attendiamo, ciò che inaspettatamente giunge ma giunge sempre e comunque come conseguenza, degna risposta di ciò che noi stessi medesimi abbiamo deciso di fare. 

Ho immaginato un'ala di farfalla, la propria fragilità.. una fine velina trasparente che fa intravedere ogni cosa, il nostro profondo è al di là di quell'ala trasparente e noi sappiamo.. ma iniziamo a seguire determinati stereotipi e ci facciamo a volte " portare " dalla fiumana quale è la società. Quella purezza di quell'ala inizia a colorarsi di linee spesse, duri cammini, piccoli punti di colore.. le nostre insicurezze, le nostre paure, i nostri pessimi ricordi, le nostre debolezze.. tutto questo non ci porta al di là di quell'ala ma ci ancora al di sotto d'essa, come spesse funi annodate al terreno.
L'ala della farfalla è il mezzo per far sì che voli alto.. al di sopra di tutto.. noi siamo al di sopra di ciò che è più legato a questo circolo vizioso.. un turbine fatto di pura goduria, sesso e smania di potere. Non vi è degna e alta ricerca del sé e di ciò che è al di sopra di un nostro esistere. I sogni sono pura fantasia, non possono ritenersi valide aspettative per il futuro, nuove idee, sono fumi alzati al vento e chi finanzia progetti si basa esclusivamente su ciò che è più redditizio... nella maggior parte dei casi più redditizio e più dannoso.

Tieni bene a mente che quell'ala è tua, è parte di te e che a tutti i costi vuoi permetterle di volare alto.. di vedere oltre ciò che sei. 
Fai attenzione, vivi all'interno di un campo minato ove tutto è permesso; le leggi di quella che viene chiamata giustizia è un campo a sé, qui, chi vuole ottenere e rubare ha campo libero, ha potere economico e astuzia, validi mezzi non solo materiali ma anche umani e si arricchisce sempre più lungo un proprio indegno e sporco agire.
E' semplice giungere e  " strappare " dal tuo essere quell'ala meravigliosa, è così fine e pura, corromperti non è così impossibile, coloro che le collezionano utilizzano vari mezzi legati ad esempio al mondo dello spettacolo ove allodole si aprono ai nostri occhi.. all'oltre, qui angeli, arcangeli.. ne sono validi protagonisti senza nemmeno sapere chi sono, fingendo di conoscerne ogni aspetto e decantando mille menzogne e buffonate sulle loro milizie.. sono mezzi per raggiungere il tuo profondo, bisognoso di cercare, sapere, conoscere.

Ahimé, vi sono persone che preferiscono far distruggere quell'ala, donare un maggior apporto alla loro collezione privata, loro traggono potere, sono riusciti a deviarle e sono prigionieri nella loro rete. Ad un certo punto non sei più necessario, non porti patrimonio umano, non fai ciò che ti dicono di fare, non apporti loro denaro, finché tu riuscirai a vendere le loro "false intenzioni" e i loro " falsi manufatti", a fare da p.r. dissanguandoti per loro allora sei utile, un valido soldatino.. Sarai importante per loro, falsi sorrisi, incarichi che apparentemente risultano interessanti e poi.. il nulla. All'ora potrai rimanere o andartene.. è la stessa medesima cosa, non conti nulla per loro. Presta attenzione ai gruppi che ti vogliono "per sé ", è possesso, non sei un soldatino, sei speciale.
Nulla come vedi è legato al caso .. lui è una reale conseguenza e giunge nel donarti o strapparti ogni cosa.. questo dipende da ciò che deciderai, da ciò che deciderò, da ciò che decideremo..

Questo è il mio augurio, in un giorno di festa qui.. un giorno che vivo sperando di incontare coloro che fanno parte del mio cammino.. nell'attesa di poter comporre quel ventaglio di purezza che darà modo a tutti di vedere. L.C. 777




mercoledì 16 aprile 2014

Ballata Nordica: Paradiso Perduto


Paradiso Perduto

Un uomo memore dei suoi ricordi
descrisse la terra luogo felice, luogo d'amore.
Terra d'azzurra dipinta
per l'acqua fonte di vita.
Terra di verde dipinta
per le piante fonte di cibo.
L'antico giusto descrisse
nel mondo felice
paura non v'era.
Nessun cacciatore
nessun cacciato.
E poi venne l'uomo
portatore di odii.
E poi venne l'uomo
con brama di avere.
E poi venne l'uomo
bieco assassino.
E il mondo felice
infelice divenne.
Giorno per giorno,
mese dopo mese,
anno per anno,
l'uomo è impegnato
a produrre paura.
L'uomo è impegnato
a rinnovar distruzione
e volere....
volere sempre di più.





"Questa lirica è stata scritta parecchi anni fa, e ora mi auguro che finisca questo "mondo degli orrori" che nega amore e bellezza, e che si possa essere realmente giunti a quella trasformazione di Coscienza Collettiva, per questo cerchiamo noi tutti di essere quell'uomo memore del Paradiso Perduto perché sia ritrovato nel cuore e nello spirito di ognuno di noi. Perché si possa aiutare questo pianeta, che amorevolmente ci ha ospitati fin'ora, nel suo cambio energetico. Finire di cibarsi di animali o di utilizzarli dopo averli fatti soffrire atrocemente per cose che possono essere fatte in altri materiali o torturati, ad esempio, per test di prodotti solo legati alla vanità umana, l'anima dell'umanità trasuda sangue è arrivato il momento che chi cammina su un sentiero di Uomo/Dio di Donna/Dea non si sporchi più di tali nefandezze.  Smettere di distruggere la natura tutta, perché sarà morte sicura anche per gli umani se continuano in questo scempio."
Lirica di R.D.M.7*

domenica 13 aprile 2014

Cagliostro, mago nell'Età dei Lumi


Iain McCalman, "L'ultimo alchimista. Cagliostro, mago nell'Età dei Lumi" 

Se è vero che il nome non è pura forma, etichetta accessoria, ma ha in sé qualcosa di essenziale, allora mai personalità fu raccontata tanto fedelmente quanto quella di Cagliostro. Il quale, nei suoi cinquant'anni di vita tortuosa e disordinata, è stato conosciuto come Giuseppe Balsamo, come Alessandro conte di Cagliostro, come colonnello Giuseppe Pellegrini come Grande Cofto oltreché, naturalmente, come Cagliostro.
Domandate a dieci diversi storici, letterati o esperti di esoterismo chi davvero fosse Cagliostro, e avrete dieci risposte diverse. Qualcuno vi dirà che era un avventuriero, altri un grande ciarlatano, altri un alchimista, un mago, un massone, un filantropo, un guaritore. Come tutti i personaggi della sua risma, Cagliostro accetta tutte le catalogazioni e a tutte si sottrae. Lo  racconta benissimo McCalman, storico australiano di grande intelligenza e preparazione in questo libro molto bello, dallo stile teso e inquieto, che somiglia molto al personaggio di cui narra le gesta. Lo descrive come uomo multiforme e continuamente cangiante, una sorta di Proteo che, in pieno illuminismo,riusciva ad essere al tempo stesso campione della Ragione e di tutte le forze ad essa contrarie.
Entusiasmante questo libro mi è piaciuto moltissimo.
"Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo;
al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale
vive la sua eterna esistenza..."
-- Alessandro conte di Cagliostro (Giuseppe Balsamo) 
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/anima/frase-118972?f=a:16293>da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/anima/frase-118972?f=a:16293>
Postato dallo scriba dei Sette: Sofia

sabato 12 aprile 2014

Numerologia e vibrazioni di colore

Il colore nero, normalmente gli si attribuisce il ruolo di temibile nemico, il buio, ciò che è ignoto e pericoloso, assolutamente negativo, ciò che non si conosce e ci spaventa.. ma siamo proprio certi che il nero sia il reale nemico.. non potrebbe esistere il nero non esistesse il bianco per primo, ciò che non si conosce e ci è occultato si può svelare, la paura è un nostro limite da combattere, il buio nasconde..? ..e il bianco cosa fa, la stessa medesima cosa. La realtà è che questo, come tanti altri, è una semplice nozione propinataci nel tempo da coloro che divulgano ciò  che vogliono si conosca e si sappia. Ma per il momento posso limitarmi a dire che non è necessariamente il colore nero ad essere un nemico.. a volte è proprio ciò che si crede puro, candido.. all'apparenza dello sguardo che nasconde il peggior nemico, colui che trafiggerà con la propria lama il dorso del nostro corpo terreno. Ma in questo caso vediamoli per quello che sono, due bellissimi e forti colori dai mille significati che non si limitano ad esistere come colori ma che solo per il fatto che esistono hanno delle proprietà, un'essenza.. e per questo sono legati al mondo complesso, o forse no, e affascinante, dei numeri.

Questi colori in realtà contengono al proprio interno una potenza, una forza immensa. Il colore nero è capace di trasportare lungo ogni dimensione la nostra mente, di portarci alla totale evasione e viaggio lungo il filo che più la nostra mente si rende disponibile a percorrere; il colore bianco è splendente, illumina, colora di apparente neutralità ciò che ci circonda e è la base preferita per ogni lettera nata da un pennino per dar luce ad ogni nostro scritto. Ci sentiamo di dire che il colore nero e il bianco sono un colore " finito ", cosa intendo per finito, ogni colore è composto di un'essenza propria, una consistenza e composizione, ogni colore è legato ad un certo valore numerico, a un valore che ne può decifrare l'essenza spiegandola ai vostri occhi, ogni bene esistente è composto da valori numerici, sono materia, sono un'insieme di materiali, materiali che hanno una loro energia, un loro composto, particelle, cellule che nel loro numero compongono la materia. So questo concetto può apparentemente parere assurdo, ma può essere non solo molto complesso, anche estremamente affascinante.

Amo il mondo dei numeri sin da piccola, il linguaggio dei numeri mi è sempre risultato familiare e avrei parlato con i numeri se mi fosse stato permesso, per me ogni parola, ogni oggetto o termine era legato a un'espressione fatta di numeri e con la crescita riprendere in mano quel ricordo è stata un'esperienza che posso oggi definire meravigliosa. Ogni cosa esprime il proprio essere ed è composto da un che di superiore che nessuno di noi è apparentemente in grado di definire. Guardiamo un albero e possiamo contarne le foglie, potremmo contare ogni linea che rileviamo disegnata sul tronco, conoscerne il numero dei rami, ma questo è ciò che possiamo rilevare, è un dato puramente razionale.
Stacchiamoci per un attimo da questo concetto, diveniamo l'albero, siamo al proprio interno, un qualcosa di unico, annulliamo il nostro peso limite dell'involucro in cui siamo, qual è l'essenza, cosa percepiamo, non parlo di ciò che alcuni definiscono " memoria " o ciò che alcuni attraverso alcune tecniche insegnano a sentire, il nome dell'albero, il proprio parlare.. queste sono tecniche definite tali, ma che si limitano ad un insegnamento soltanto elementarmente, superficialmente terreno.
Ricordate che i numeri sono conosciuti come il linguaggio del Divino.. di Dio. La ricchezza sovrana, la più alta e pura..sono composti da vibrazioni.. oscillazioni, ogni variazione è numero e ogni suono, fragranza, colore, pensiero, nota musicale è una vibrazione.. è legata al mondo dei numeri strettamente connesso al mondo della vita.. e non.
Il colore nero e il colore bianco, legati al numero " 0 ", lo zero, quasi un simbolo più che un semplice numero, ciò che alcuni definiscono essere niente in qualità di numeratore e tutto come denominatore, non sono pienamente d'accordo, questo è quanto scientificamente è provato e risaputo, ciò che usualmente e più semplicemente si afferma, ma è prettamente teorico. Guardate la sua forma.. andate oltre ciò che può significare. Estremi illimitati di ciò che è limitato? Il finito, un cerchietto che racchiude uno spazio, uno spazio limitato da delle linee, linee che ne racchiudono e limitano il contenuto. Quanto grande può essere quel cerchio... quanto finito e quanto infinito.
Abbiamo quindi un cerchio che limita uno spazio o lo amplifica, lo può rendere importante, o grandioso e senza dover divenire denominatore e dunque dipendente da una parte primaria, un numeratore. Pensiamo quindi ora all'affermazione "è semplicemente uno zero, si, sei uno zero!" ... sei niente??? ...no, puoi essere tutto, dipende da come la vedi. Vedi un vaso di cristallo, contiene dell'acqua, quanta ne contiene... entri in un ruscello, o entri in mare.. quanta acqua.. quanta.. dove inizia, dove finisce... una massa così voluminosa.. eppure è contenuta, contenuta da una superficie di... una superficie, la misura viene rilevata, ma solo la misura secondo parametri conosciuti. Ma se esiste quell'enorme massa, vi è qualcosa che la può contenere.. L'immenso.. il Tutto e il Niente..

Ora, una stanza buia, entrate, è una stanza, una stanza più o meno grande, uno spazio finito, buio.. allora il nero impera, non è presente luce alcuna.. Uscite e cosa dite.. " non ho visto niente ", cos'é niente, tutto quel buio può darvi tutto, pace, serenità, curiosità, inquietudine.. perché niente.. i battiti aumentano, vi è timore? ..e allora, le sensazioni sono pari a niente? Quanta potenza e rilevanza di fronte ai vostri occhi, chi si sente di poter dire si tratta di un niente, è fisicamente raggiungibile o irraggiungibile.. Il sole, lo guardate, luminosissimo, caldo, stesso medesimo pensiero.. Ciò che esiste e non esiste, o esiste in una misura illimitata ai nostri occhi. Udite una melodia magnifica, vi emozionate, nel tempo rimane nei vostri ricordi perché era la prima volta che uscivate con l'amore della vostra vita, tempo fa vidi una pubblicità.. al termine elencava una serie di situazioni terminando con la parola " ...non ha prezzo ", ..non ha prezzo, l'emozione, un insieme di vibrazioni.. non avrà prezzo ma tutto questo è riconoscibile, estremamente e meravigliosamente legata al mondo dei numeri.

Lo Zero, simbolo mistico, vi è un livello innato di misticismo in ognuno di noi.. percepiamo ogni cosa e ogni cosa può donarci un che di proprio, dall'infinito... di ciò che apparentemente è finito.. un piccolo pensiero su un numero e su due colori basici che sono tutto e apparentemente niente.. apriamo le porte a ciò che è sconosciuto perché divenga stupendamente e meravigliosamente parte di un conosciuto, al di là di una leggera apparenza esiste la complessa profondità. L.C. 777


mercoledì 9 aprile 2014

Basilica di San Michele in Oleggio 22 marzo 2014


Sul fare della sera del 22 Marzo scorso nell'antica Basilica di San Michele a Oleggio (Novara) un piccolo gruppo di persone si è riunito per una meditazione nata dall'incontro con Grazia Francescato e con il suo libro: “Lo sguardo dell'anima” che proprio a pagina 203 cita questa basilica, l'evento è avvenuto grazie all'Associazione Ars Faber che ha avuto dal Comune di Oleggio il permesso dell'apertura della chiesa solo per il gruppo.

Foto di Paola Semino
Ma per Eliana e Lara, entrambe cuore e anima e promotrici dell'Associazione Ars Faber, questo evento dedicato a Renaldo De Maria fondatore dell'Associazione ed Uomo di Grande Conoscenza e Coscienza Universale, è stato un viaggio a ritroso nei tempi per andare a quella partenza di un compito/esperimento, che oggi guardando il vivere dell'umanità, pare miseramente fallito e c'è da chiedersi quanto ancora vi possa essere la presenza di quell'Essere di Luce che è l'Arcangelo Michele, ma qui non  ci si riferisce all'immagine sfruttata dalle chiese ma del Fratello Cosmico che per tanto tempo ha seguito e protetto il destino dell'umanità ora giunto al termine del mandato celeste.
Purtroppo al presente l'immagine del Guerriero Cosmico viene spesso sfruttata ed usata da alcuni ingannatori che intrappolano anime e menti in fredde prigioni di falsità dicendo di seguire la via micaelica e che sono in contatto con l'Arcangelo Michele. Ma per Eliana e Lara quel giorno ha significato andare nel passato per chiudere nel presente per un nuovo cammino....

Foto Ars Faber
      
      
Foto Ars Faber


















Foto Ars Faber
Ma riportiamo dal libro della Francescato:”A una mostra di dipinti del mio amico Vincenzo Attingenti, incontrai un critico d'arte, Alfredo Barbagalli, stazza generosa e occhi appuntiti. Mi chiese il mio libro e, dopo averlo letto, si precipitòa casa mia.
Il mio territorio nativo – Oleggio Castello e l'omonimo, più grande, paese di Oleggio, sempre in provincia di Novara – avevano forti radici micaeliche, mi informò.
Nella tua zona, in epoca romana, stazionava la V Legio – da cui il nome dei paesi. Era stata creata da Giulio Cesare nel 52 a.C. Ed era formata dai Galli transalpini. Veniva detta Alaudae, ovvero Allodole, per via del casco piumato che portavano. La data di scomparsa è incerta, ma alcuni studiosi la collocano intorno al 69/70, quando sembra sia stata sterminata a tradimento duranta la rivolta batava, avvenuta in Germania. In epoca longobarda si è verificata una sorta di sovrapposizione del culto micaelico, molto diffuso tra i Longobardi, all'iconografia della Legio che finì con il divenire, nella memoria collettiva 'La legione degli arcangeli'.
Non a caso nella chiesetta piovana di San Michele a Oleggio, si trova una delle prime raffigurazioni strutturate del miracolo del Gargano, ovvero dei due celebri episodi che hanno al centro proprio il toro...”.
Ma c'è di più nell'area del paesino di Mezzomerico vicno alla Basilica è stato trovato un tesoretto micaelico longobardo del VII secolo venti monete auree, alcune con la raffigurazione di Michele.






Nulla avviene per caso adesso è arrivato il momento di lasciare uno spazio che è diventato arido e nemico e aprire un nuovo capitolo di questo cammino "nel compito"...  ma questa è un altra storia.
E.d.R.7

La chiesa di San Michele, già menzionata nei documenti nel 973, fu parrocchiale di Oleggio sino al XVI secolo, quando venne edificata la nuova chiesa di San Pietro; mantiene oggi funzione di chiesa cimiteriale. La chiesa costituisce una delle principali testimonianze dell'arte romanica nel novarese sia in virtù della sua architettura, sia dei cicli di affreschi posti all'interno. -