Le
origini sannite: Benevento è una città poco conosciuta, e passa
inosservata, mentre è posta su uno spazio di grande potenza. La
fondazione di Benevento risale a tempi remoti. Una leggenda narra che
Benevento debba le sue origini all'eroe greco Diomede, sbarcato in
Italia dopo la distruzione e l'incendio di Troia, e che avrebbe
riservato per la città una zanna del mitico Cinghiale Calidonio
(simbolo di Benevento) ucciso da suo zio Meleagro. In realtà, la
fondazione si dovrebbe agli Osci, passando successivamente ai
Sanniti. Inoltre, la parola Malies (o Malocis), nome probabilmente
osco o sannita, sarebbe all'origine del primo nome della città che
era Maloenton, da cui quello latino di Maleventum o Maluentum.
Popolo
nobile e guerriero, i Sanniti, reali fondatori di questa città vi
hanno lasciato impresso la loro fierezza, furono sempre orgogliosi
delle proprie radici, tanto che, come notò con stizzita ammirazione
Cicerone, non vollero mai parlare in latino…
ISIDE
-LA GRANDE MADRE
"Il
culto della grande dea egizia Iside in passato è approdato anche in
Italia e, curiosamente, si è sviluppato in modo particolare a
Benevento"
La
città di Benevento visse la sua vita isiaca tra il sacro e il
profano. Il culto si sviluppò in maniera preponderante nell'88 d.C.
sotto l'imperatore Domiziano mettendo la città sotto la protezione
della dea.
Ne
è testimone l'obelisco di granito rosso che reca sulle quattro
facciate iscrizioni inneggianti Iside e Domiziano. Tali iscrizioni
secondo la traduzione dello Schiaparelli suonano così:
1°
faccia: "Ra Oro il giovane che abbatte (i popoli barbari) - Oro,
vittorioso ricco di anni, il grande della vittoria, Autocrator
Caesar, re dell'alto e basso Egitto (del sud e del nord) Domitianus,
vivente in eterno, fece portare dai due monti di granito rosso (di
Siena) e venire verso la sua dimora di Roma che governa i due mondi"
2°
faccia: "Per Iside, madre divina, astro del mattino, regina
degli dei, signora del cielo, nel tempio che egli eresse a lei questo
monumento (questo obelisco), fra gli dei - della sua città - di
Beneventus (Benevento), ordinò di portare (l'obelisco) il sovrano
dei due mondi Domitianus - vivente in eterno; il nominato Lucillius
Ruphus fece innalzare l'obelisco con gioia"
3°
faccia: "L'anno ottavo, sotto la maestà dell'Oro, Toro forte,
re dell'alto e basso Egitto (del nord e del sud) l'astro amato da
tutti gli dei, figlio del sole, signore dei diademi delle due regioni
- Domitianus vivente in eterno, costruì un degno edificio ad Iside,
la gran signora di Beneventus (Benevento) ed agli dei del suo cielo
Lucilius Ruphinus. Ordinò di portare il signore dei due mondi."
4°
faccia: "Per Iside la grande madre divina, occhio del sole,
questo monumento fra gli dei della sua città di Beneventus
(Benevento), signora del cielo, sovrana degli dei tutti, figlia del
sole. Ordinò di portarlo il signore dei diademi Domitianus vivente
in eterno, il nominato Lucilius Ruphus pose.
Percorrendo
le sale monumentali, nella Chiesa di santa Sofia, ci si imbatte nella
Sala di Iside, ovvero la sezione dedicata alle antichità egizie, la
cui raccolta è considerata tutt’oggi il nucleo più consistente di
sculture egizie e neoegizie situato fuori dall’Egitto. Nella sala è
conservato l’arredo sacro appartenuto al Tempio di Iside. Il museo
conserva una testa della dea Iside risalente alla seconda metà del
III secolo a.C., proveniente dal Tempio di Behbêt el Hagar, in
Egitto. Fra i reperti più significativi per bellezza e integrità il
Frammento di obelisco, dell’88-89 d.C., in granito.
Ciò
rende ancor oggi misteriosa l'ubicazione del tempio dedicato alla
dea. Probabilmente vi erano quattro templi egizi: un santuario
antico, uno di Iside, uno di Osiride e delle costruzioni posteriori.
Comunque, poiché la maggior parte dei reperti è venuta alla luce
nella zona del Duomo, è facile che sia questo il sito più certo
dell'ubicazione del Tempio di Iside.
Ma
Iside a Benevento per via della sua magica natura, può essere
considerata anche l'antenata delle “streghe”, per questo era
chiamata anche la “Ricca di Misteri”. La statua del Bue Apis, che
si trova all’inizio del Viale San Lorenzo, sul lato destro (una curiosità c'è anche un ottimo vino: Bue Apis, appunto, dedicato a questa statua), a lei
dedicato, reca sul fianco la falce della Luna al cui chiarore
volavano, secondo la leggenda, le streghe di Benevento.
Regina
della magia e dell'occulto, dunque, che si rivela in tutto il suo
mistero, ma anche madre affettuosa e donna di infinità pietà questi
sono gli attributi che fanno di ISIDE la dea più misteriosa e più
amata.
Inoltre,
un fortunoso ritrovamento del 1903 ha portato alla luce un altare
dedicato ad Iside. Alla sommità era scolpito un serpente
attorcigliato (una vipera d'oro) lo stesso animale che i Longobardi
adorarono quando arrivarono a Benevento. Il vescovo Barbato, visto
che la scultura era simbolo pagano, la fece fondere in un calice per
la Messa.
La
"città delle streghe"
«
Sotto l'acqua e sotto u viento, Sotto a noce e Beneviento »
Benevento
è comunemente nota come la "città delle streghe" (o, più
propriamente, delle janare). La fama, consolidatasi grazie al libro
“De nuce maga beneventana” del protomedico Pietro Piperno, è
dovuta con tutta probabilità ai riti pagani che i longobardi
svolgevano nei pressi del fiume Sabato: alcune donne urlanti
saltavano intorno ad un albero di noce da cui pendevano serpenti,
oppure dei guerrieri a cavallo infilzavano una pelle di caprone
appesa ad un albero. Questi riti apparvero come demoniaci ai
beneventani cattolici, che forse credettero di vedere dei sabba
stregoneschi.
Altri
fanno risalire la fama ai riti della tribù dei Samentes che in
origine furono adoratori dei boschi nei quali, di notte, celebravano
feste e riti religiosi; poiché chi officiava tali riti erano
sacerdotesse, a cui venivano attribuiti poteri magici e divinatori,
si creò tale leggenda che, ai tempi in cui operava la Santa
Inquisizione, fu causa di persecuzioni ed esecuzioni capitali.
Più
tardi i dominatori capirono che era molto più conveniente accettare
la religione dei beneventani. Questa valutazione politica, forse
ancor più della perseveranza di San Barbato, portò dunque i nuovi
padroni a convertirsi nel 664. Ciò garantì una lunga e stabile
prosperità alla città e ai suoi governanti, e portò
all'abbattimento dell'albero sacro da parte di San Barbato. In questo
luogo egli fece erigere un tempio intitolato a Santa Maria in voto.
C'è da aggiungere che San Barbato, purtroppo, si rese promotore
anche di un piccolo-grave attentato ecologico perché abbatté, in
preda al furore iconoclasta, il Noce magico: le donne invasate,
dunque, sparirono fisicamente da Benevento, ma, in compenso, la loro
leggenda divenne eterna.
Ed
anzi, oggi, si ha un po’ di nostalgia per le streghe, le loro danze
e quel noce che non c'è più…
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