lunedì 21 aprile 2014

BENEVENTO: Iside, i Sanniti e le streghe...

Le origini sannite: Benevento è una città poco conosciuta, e passa inosservata, mentre è posta su uno spazio di grande potenza. La fondazione di Benevento risale a tempi remoti. Una leggenda narra che Benevento debba le sue origini all'eroe greco Diomede, sbarcato in Italia dopo la distruzione e l'incendio di Troia, e che avrebbe riservato per la città una zanna del mitico Cinghiale Calidonio (simbolo di Benevento) ucciso da suo zio Meleagro. In realtà, la fondazione si dovrebbe agli Osci, passando successivamente ai Sanniti. Inoltre, la parola Malies (o Malocis), nome probabilmente osco o sannita, sarebbe all'origine del primo nome della città che era Maloenton, da cui quello latino di Maleventum o Maluentum.
Popolo nobile e guerriero, i Sanniti, reali fondatori di questa città vi hanno lasciato impresso la loro fierezza, furono sempre orgogliosi delle proprie radici, tanto che, come notò con stizzita ammirazione Cicerone, non vollero mai parlare in latino…


ISIDE -LA GRANDE MADRE
"Il culto della grande dea egizia Iside in passato è approdato anche in Italia e, curiosamente, si è sviluppato in modo particolare a Benevento"
La città di Benevento visse la sua vita isiaca tra il sacro e il profano. Il culto si sviluppò in maniera preponderante nell'88 d.C. sotto l'imperatore Domiziano mettendo la città sotto la protezione della dea.
Ne è testimone l'obelisco di granito rosso che reca sulle quattro facciate iscrizioni inneggianti Iside e Domiziano. Tali iscrizioni secondo la traduzione dello Schiaparelli suonano così:
1° faccia: "Ra Oro il giovane che abbatte (i popoli barbari) - Oro, vittorioso ricco di anni, il grande della vittoria, Autocrator Caesar, re dell'alto e basso Egitto (del sud e del nord) Domitianus, vivente in eterno, fece portare dai due monti di granito rosso (di Siena) e venire verso la sua dimora di Roma che governa i due mondi"
2° faccia: "Per Iside, madre divina, astro del mattino, regina degli dei, signora del cielo, nel tempio che egli eresse a lei questo monumento (questo obelisco), fra gli dei - della sua città - di Beneventus (Benevento), ordinò di portare (l'obelisco) il sovrano dei due mondi Domitianus - vivente in eterno; il nominato Lucillius Ruphus fece innalzare l'obelisco con gioia"
3° faccia: "L'anno ottavo, sotto la maestà dell'Oro, Toro forte, re dell'alto e basso Egitto (del nord e del sud) l'astro amato da tutti gli dei, figlio del sole, signore dei diademi delle due regioni - Domitianus vivente in eterno, costruì un degno edificio ad Iside, la gran signora di Beneventus (Benevento) ed agli dei del suo cielo Lucilius Ruphinus. Ordinò di portare il signore dei due mondi."
4° faccia: "Per Iside la grande madre divina, occhio del sole, questo monumento fra gli dei della sua città di Beneventus (Benevento), signora del cielo, sovrana degli dei tutti, figlia del sole. Ordinò di portarlo il signore dei diademi Domitianus vivente in eterno, il nominato Lucilius Ruphus pose.


Percorrendo le sale monumentali, nella Chiesa di santa Sofia, ci si imbatte nella Sala di Iside, ovvero la sezione dedicata alle antichità egizie, la cui raccolta è considerata tutt’oggi il nucleo più consistente di sculture egizie e neoegizie situato fuori dall’Egitto. Nella sala è conservato l’arredo sacro appartenuto al Tempio di Iside. Il museo conserva una testa della dea Iside risalente alla seconda metà del III secolo a.C., proveniente dal Tempio di Behbêt el Hagar, in Egitto. Fra i reperti più significativi per bellezza e integrità il Frammento di obelisco, dell’88-89 d.C., in granito.
Ciò rende ancor oggi misteriosa l'ubicazione del tempio dedicato alla dea. Probabilmente vi erano quattro templi egizi: un santuario antico, uno di Iside, uno di Osiride e delle costruzioni posteriori. Comunque, poiché la maggior parte dei reperti è venuta alla luce nella zona del Duomo, è facile che sia questo il sito più certo dell'ubicazione del Tempio di Iside. 
Ma Iside a Benevento per via della sua magica natura, può essere considerata anche l'antenata delle “streghe”, per questo era chiamata anche la “Ricca di Misteri”. La statua del Bue Apis, che si trova all’inizio del Viale San Lorenzo, sul lato destro (una curiosità c'è anche un ottimo vino: Bue Apis, appunto, dedicato a questa statua), a lei dedicato, reca sul fianco la falce della Luna al cui chiarore volavano, secondo la leggenda, le streghe di Benevento.
Regina della magia e dell'occulto, dunque, che si rivela in tutto il suo mistero, ma anche madre affettuosa e donna di infinità pietà questi sono gli attributi che fanno di ISIDE la dea più misteriosa e più amata.
Inoltre, un fortunoso ritrovamento del 1903 ha portato alla luce un altare dedicato ad Iside. Alla sommità era scolpito un serpente attorcigliato (una vipera d'oro) lo stesso animale che i Longobardi adorarono quando arrivarono a Benevento. Il vescovo Barbato, visto che la scultura era simbolo pagano, la fece fondere in un calice per la Messa.
La "città delle streghe"
« Sotto l'acqua e sotto u viento, Sotto a noce e Beneviento »
Benevento è comunemente nota come la "città delle streghe" (o, più propriamente, delle janare). La fama, consolidatasi grazie al libro “De nuce maga beneventana” del protomedico Pietro Piperno, è dovuta con tutta probabilità ai riti pagani che i longobardi svolgevano nei pressi del fiume Sabato: alcune donne urlanti saltavano intorno ad un albero di noce da cui pendevano serpenti, oppure dei guerrieri a cavallo infilzavano una pelle di caprone appesa ad un albero. Questi riti apparvero come demoniaci ai beneventani cattolici, che forse credettero di vedere dei sabba stregoneschi.
Altri fanno risalire la fama ai riti della tribù dei Samentes che in origine furono adoratori dei boschi nei quali, di notte, celebravano feste e riti religiosi; poiché chi officiava tali riti erano sacerdotesse, a cui venivano attribuiti poteri magici e divinatori, si creò tale leggenda che, ai tempi in cui operava la Santa Inquisizione, fu causa di persecuzioni ed esecuzioni capitali.
Più tardi i dominatori capirono che era molto più conveniente accettare la religione dei beneventani. Questa valutazione politica, forse ancor più della perseveranza di San Barbato, portò dunque i nuovi padroni a convertirsi nel 664. Ciò garantì una lunga e stabile prosperità alla città e ai suoi governanti, e portò all'abbattimento dell'albero sacro da parte di San Barbato. In questo luogo egli fece erigere un tempio intitolato a Santa Maria in voto. C'è da aggiungere che San Barbato, purtroppo, si rese promotore anche di un piccolo-grave attentato ecologico perché abbatté, in preda al furore iconoclasta, il Noce magico: le donne invasate, dunque, sparirono fisicamente da Benevento, ma, in compenso, la loro leggenda divenne eterna.
Ed anzi, oggi, si ha un po’ di nostalgia per le streghe, le loro danze e quel noce che non c'è più…

La Rocca dei Rettori
Benevento esoterica: vertice con Torino e Lione di quel triangolo magico che il mito dell’occulto, in altra tradizione, ha invece affidato a Londra. Benevento colta, sede ancor oggi del cenacolo letterario più celebre d'Italia, nato nel ‘47 attorno alla famiglia Alberti, inventrice di quel premio Strega che si rifà a quel suo celebre liquore emerso dai fumi della leggenda come frutto di un fiammeggiante sabba di settanta negromanti, provenienti da ogni angolo della Terra, ciascuna portatrice di un’erba o di una spezia incantata. Una città bellissima che non pare nemmeno appartenere a quel Sud miseria e nobiltà, vociante, disordinato, immondizia ovunque, anarcoide, assenteista, raccomandato. No, qui la natura aspra e selvaggia delle gole e delle forre che la circondano, l’indole montanara dei suoi abitanti, il loro rude orgoglio dipinto su lineamenti quasi intagliati, rendono tutto diverso: bastano pochi chilometri, ma Caserta e Napoli già paiono appartenere a un’altra galassia. Ed ecco un altro gioiello di Benevento oltre al famoso Arco di Traiano e l'Anfiteatro.... in pieno centro, un’arteria palpitante, quel corso Garibaldi elegante e sensuale che discende lentamente verso le acque del Calore, ingioiellato dal soffio dei secoli ecco la possente Rocca dei Rettori, la cittadella pontificia(1321) aggrappata al punto più alto della città e costruita sui resti di un antico fortilizio longobardo con tracce romane e sannite sul modello delle fortezze di Avignone e Carcassonne. 


Ma a Benevento c'è anche una una collina che viene chiamata “la bella addormentata” per via della sua forma, che ho sempre pensato che prima o poi io avrei risvegliato... mio padre era nativo di questa città che mi ha sempre trasmesso, ogni volta che andavo in visita ai parenti, una forza magica. Io credo che ben pochi dei beneventani sentano e vivano le vibrazioni che dalla terra s'alzano per abbracciarsi a quelle del cielo.
Per visitarla e “sentirla” questa città aprite le percezioni ed essa vi racconterà i suoi segreti trasmettendoveli anche attraverso emozioni forti, ed è la Grande Madre Antica (la definisco antica perché oggi non solo importante risvegliare il principio femminile ma unirlo a quello maschile perché è arrivato il tempo della fine della dualità) che vi accoglierà perché essa aveva scelto questa città per essere onorata . 
Articolo dedicato a papà Edgardo – E.d.R.7

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