giovedì 28 gennaio 2016

Basta giorni della memoria

Quando pensiamo alla parola “olocausto” ci viene subito in mente una pagina molto triste della nostra storia: il massacro degli Ebrei ordinato dai nazisti. Tuttavia in pochi ricordano un precedente forse ancora più cruento: il primo olocausto mai avvenuto in Europa, che ebbe luogo fra il 1208 e il 1244 allorché la Chiesa Romana attaccò selvaggiamente i Catari, i pacifici “eretici della Linguadoca” nella Francia meridionale con una violenza ed un’arroganza paragonabile soltanto alle atrocità naziste durante la seconda guerra mondiale. Non trovo giusto celebrare (come accade in questi giorni) e ricordare costantemente, non ci migliora affatto, dovremmo celebrare ciò che eleva l'Uomo non le sue brutalità. La frase che "si ricorda perché più non accada" e solo speranza perché le atrocità continuano ad oltranza, anzi spesso nei giorni che si ha "memoria dei fatti" succedono atti contro questo ricordare. .
Tutto ciò dimostra come l'umanità sia in continuo regresso, perché dovrebbe avere pensieri ed atti positivi e creativi verso il bello e il giusto, questo continuo ricordare solo le crudeltà umane ci tiene legati agli inferi dell'anima sofferente.
UOMO CRESCI ED ELEVATI ALLA VETTA CHE TI SPETTA.
M.G.T.777



Una Farfalla in inverno..

Un istante dal candido volo..
..perché tu possa udire ciò che ho da dirti..
..nel silenzio delle parole ma nel forte urlo del cuore. 
A mio padre René, Lara.


Sempre più numerose le persone che dicono di aver fatto un misterioso incontro, assolutamente privo di senso, una farfalla dai vivaci colori, solitamente nero, bianco, arancio.. o altri colori che riprendono la vivacità della natura, la sua reale essenza, capolavoro di una creazione perfetta. 
La sua serenità e leggerezza, lei si posa e ci guarda, tranquilla, ferma, non scappa, anzi, si lascia ammirare e accarezzare. 
Quale risposta a un simile ardire.. posso raccontare ciò che fu per me e per la donna che è da sempre una madre per me. Avvenne in un novembre ove per la prima volta nella mia vita ho davvero sentito che un mio mondo precipitava, una spirale di crudo gelo aveva invaso per qualche istante ogni mia singola parte del corpo, non percepivo più calore e la mente non aveva nulla da dire.. silenzio. L'anima soffriva perché sapeva..
La scomparsa di mio padre era giunta, come una nevicata in piena estate, un appuntamento anticipato a cui tutti eravamo assenti perché non'era tempo, ma per noi tutto è diverso. Non è destino.. è lotta. Camminavamo lungo un'aiuola, faceva davvero molto freddo, indossavamo piumini perché il clima era rigido e il respiro usciva dalla bocca come fumo bianco svanendo senza fretta nell'aria.
Ad un certo punto il mio sguardo venne attirato da una bellissima farfalla dai vivacissimi colori: bianco, arancio, giallo, ma anche nero, un pout pourri di colori! Rimasi stupita a guardarla, anche colei che era al mio fianco non poteva crederci, una farfalla con un freddo simile, come è mai possibile! E poi d'istinto, dato non scappava all'avvicinarsi della mia mano, decisi di accarezzarle il musino.. avvicinando il dito non sapevo nemmeno se sarei riuscita a toccarle quella piccolissima testolina, immaginate quanto piccola sia una farfalla, pensavo non appena l'avrei toccata sarebbe fuggita e invece la vedevo perfettamente, con i suoi due occhioni neri allungati, lucidi, un nero così lucido da farvi rispecchiare i pochi fili d'erba di fronte a lei e il mio dito che l'accarezzava al di sotto della lieve curva del suo bellissimo viso. Riuscii non ad accarezzarla una volta, ma due volte e ciò che mi lasciò ancor più di stucco è che nell'accarezzarla con il dito lei alzò e abbassò il musetto accompagnandolo, come uno dei nostri piccoli grandi amici animali che quando li accarezziamo accompagnano la nostra carezza.
..non tarderò a comprendere che quella farfalla era l'anima del mio papà René che era lì per salutarci, ho tralasciato quelli che sono particolari razionali che potrebbero ancor più darvi modo di comprendere che il luogo ove mi trovavo, le circostanze.. tutto poteva condurre a ciò, ma tutto questo fu possibile perché noi non siamo esseri viventi che vivono la loro vita con il solo corpo, con la sola materia.. ma vivono questa vita come un passaggio importante, da vivere con il proprio involucro lasciando aperte le porte a tutto ciò che è intorno e al di sopra del nostro essere..

.. e così, dovesse accadere di vedere una farfalla in pieno inverno.. non andate via, fematevi per un istante a guardarla, ammiratela e salutatela perché lei  è lì per voi.
L.C.V. 777
I colori dell'anima.. sono i più belli,
quelli ai quali uno sguardo non può sottrarsi


mercoledì 27 gennaio 2016

Una creatura speciale fatta di musica e di armonia

Wolfgang Amedeus Mozart
27 Gennaio 1756
“...la sua spinta creativa è sempre molto forte, brucia e consuma il genio in un'estasi soprannaturale, ove la vita fisica finisce per avere poco conto...” Evi Crotti


Mozart un acquariano con ascendente Vergine, che nonostante i suoi pur gravi difetti, è stato un genio con il compito già previsto e pianificato dai regni superiori molto tempo prima... lui era nato per la musica, compito che svolse fino in fondo, attuando nella propria epoca un rinnovamento profondo, viscerale. La sua versatilità gli permetteva di passare dai toni scuri del dramma allo scherzo, a intrecci esoterici e alchemici, come nel Flauto Magico, in cui nascose anche rivendicazioni politiche.
Ci sono echi nelle sue composizioni non ancora del tutto investigati, e altre scoperte sono ancora possibili... E' stato dimostrato ad esempio, che l'ascolto della sua musica possa stimolare alcuni settori del cervello preposti allo sviluppo della memoria. Igor Principe riporta a tale proposito uno studio del prof. Paolo Manzelli dell'Università di Firenze: Certamente l'orecchio è una finestra attiva sulle funzioni neuronali di apprendimento, pertanto la musica ha effetto sulla memoria. E' stato confermato che la musica di Mozart genera una maggiore attività dell'ippocampo il cui effetto saliente è l'attivazione temporanea del gene responsabile del fattore di crescita neurale che produce la sinapsina, una proteina che stimola la formazione di collegamenti tra neuroni.
La memoria è una evocazione dinamica dei processi di apprendimento acquisiti, che a livello neuronale dipende da segnali scambiati fra i neuroni; pertanto le vibrazioni sonore trasdotte dall'orecchio generano onde bio-elettriche che possono creare effetti di risonanza recepibili dai geni responsabili della produzione proteica, che rafforza temporaneamente i collegamenti neuronali, proprio al fine di migliorare il riconoscimento e l'ascolto della musica, e correlarlo ai suoi effetti emotivi e cognitivi più propri della interpretazione cerebrale dello spazio/tempo di qualsiasi evento. E Mozart conosceva il segreto dell'ACCORDO DEFINITIVO che, secondo i mistici orientali, ha dato origine all'universo.
Venuto sulla Terra per spezzare i vecchi schemi e instaurarne di nuovi, il bambino prodigio, nato già carico di esperienza e saggezza. Proviamo a lasciarci sommergere ed immergiamoci nella sua musica lasciando che in modo particolare il lato occulto di essa risvegli ciò che è celato alle nostre memorie.

E.d.R.7



martedì 26 gennaio 2016

Frasi dal libro Ottavo Arcano


1 - “ La nostra influenza sull'universo  non è che un sussurro”
2 - Un cartomante americano, Paul Foster Case, ha elaborato una teoria per collegare i vari arcani maggiori alle singole note della scala musicale.*
3 - La musica è una forma d’arte che alterna suoni organizzati e silenzi. La conoscenza espressa in termini di tonalità, vale di melodia e armonia; in termini di ritmo, cioè di tempo e metro; in termini di qualità del suono, timbro, dinamico e struttura. La musica è una risposta personale alla vibrazione universale. In determinate situazioni un anello di congiunzione fra questo mondo e l’altro.
4 – Le qualità positive o negative dell’universo, sono state definite millenni prima che uomo tentasse  di lasciare un suo segno nel paesaggio. I fantasmi quelli che se ne sono andati prima sono tutti intorno a noi assorbiti nello schema della musica del mondo.
5- Aici lo tems  s’en, va res l’Eternitat (Qui in questo luogo, il tempo fugge verso l’eternità in lingua occitana*)
6 – Edgard Allan Poe, un uomo tormentato ma capace di cogliere il lato oscuro della natura umana.
7 – Non c’è schema concepito dalla mente umana che non esiste già in natura. Tutte le cose che facciamo, vediamo, scriviamo, trasferiamo in note, non sono altro che echi di profonde congiunture dell’universo.
8 – Ci sono molti tipi di fantasmi. Quelli che non possono riposare perché hanno fatto dei torti e devono cercare perdono o espiazione. Ma anche quelli a cui è stato fatto un torto e sono condannati a vagare finché riusciranno a trovare un agente di giustizia che parli in loro  difesa.
9 – La musica è intessuta dentro la stoffa del mondo fisico.
10 – Debussy cerca di illuminare attraverso la sua musica, i rapporti tra il mondo materiale e quello spirituale, tra il visto e il non visto. Egli credeva che il valore dei ricordi lontani superino di gran lunga quelli del pensiero esplicito e cosciente.
11 -  Si tratta solo di ascoltare il paesaggio, la gente che abita in quella terra. Le storie spesso sono tramandate come mito o leggenda, spiriti, demoni e creature viventi sono intrecciati alla natura della regione quanto le rocce, le montagne e i laghi…

·         Paul Foster Case: https://en.wikipedia.org/wiki/Paul_Foster_Case

·         Occitano: https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_occitana


Kate Mosse nel romanzo ha intrecciato abilmente diverse conoscenze rendendo interessante la trama.
Ci si accorge di come l’autrice ami e sicuramente esplori ilo mondo esoterico ed il mondo occulto e sottile dell’al di là, mettendo uno dei principi del credo cataro e cioè la lotta tra il bene e il male, tra la luce e l’oscurità. 
La Trama: Francia, 1891 – Léonie Vernier, una ragazza di diciassette anni, e suo fratello Anatole fuggono da Parigi per rifugiarsi a Domaine de la Cade, una tenuta di famiglia a pochi chilometri da Carcassonne. Ma nei boschi che circondano la casa, Léonie scopre un antico sepolcro abbandonato. C'è qualcosa in quel luogo che la turba profondamente e Léonie decide di andare a fondo nei segreti della famiglia. Ciò che emerge pian piano è una storia terribile di mistero e di sangue, legata a un mazzo di tarocchi dotato di strani poteri. Ma anche il presente non è meno minaccioso, perché c'è qualcuno che è disposto a tutto pur di eliminare suo fratello.
Francia, 2007 – Mentre svolge delle ricerche sulla vita del compositore Claude Debussy nell’apparente tranquillità della campagna ai piedi dei Pirenei, Meredith Martin incappa nelle tracce del suo passato. Sono esili, poca cosa, una fotografia ingiallita e una pagina con una melodia, ma la conducono quasi irresistibilmente a scoprire il legame con le vicende svoltesi nella stessa zona un secolo prima: la storia di un amore tragico, di una ragazza scomparsa, di un’anima inquieta, e dei tragici eventi di una notte fatale.
 










I Tarocchi Vernier sono un mazzo immaginario, creato per l’Ottavo Arcano, dipinto dall’artista Finn Campbell-Notman e basato sul, classico mazzo Rider Waite






venerdì 22 gennaio 2016

Nel nome della madre


"In nome del padre" : inaugura il segno della croce. 
In nome della madre s'inaugura la vita."
Erri De Luca, da “In nome della madre”

postato da G.M.T.777

domenica 10 gennaio 2016

Il Linguaggio.. suono, vibrazione, mezzo divino


Da sempre l'uomo ha attribuito valori magici alle parole attraverso la loro pronuncia, la loro grafia e alle singole lettere che le compongono. Il linguaggio ebbe dapprima origine dall'emissione di un suono, un suono che potrebbe dirsi dapprima involontario, il suo nascere spontaneo, poi volontario.
I primi fonèmi, involontari o volontari furono grida, brontolii, sibili che esprimevano varie emozioni quali il dolore, il piacere, lo stupore o la collera; successivamente ne derivarono consonanti, vocali ben definite, perfettamente combinate e delle lingue a dizione precisa, come il francese, l'inglese, l'italiano.

Nei " tempi storici " pare che eletti abbiano considerato le articolazioni delle vocali espresse dall'uomo come in vero dettate principalmente dall'inconscio, ossia, dalla propria interiore Divinità, per cui ritennero che partendo da quelle precise vocali si potesse evocare il nome della Divinità stessa o intuirne le espressioni più adatte per richiamarla e quindi raggiungerla.

I fonèmi volontari, a loro volta, derivarono da suoni emessi proprio per imitare dei rumori provocati da un oggetto, un oggetto avente una forma, una visione dettata per il proprio primo apparente aspetto, associazioni mentali che permettevano di risalire poi ad altre infinite correlazioni. 
Ciò vuol dire che dapprima la vocalizzazione espresse un desiderio della cosa e solo in seguito giunse a individuarlo e memorizzarlo. 

Invocazioni, desideri, volontà, dapprima espresse per mezzo di sillabe e vocali diedero presto vita nei millenni a riti sacri, fenomeni ritualistici legati a un proprio alto credo, al di là di ogni religione.
Pensiamo allo spargere acqua in terra per chiamare la pioggia degli Indiani d'America, alle danze zoppicanti ideate nel Vicino Oriente al fine di affrettare il passaggio delle quaglie e delle pernici migratrici, o il seppellire i cadaveri in posizione fetale dentro le giare, per renderne più agevole la resurrezione, sono tutte pratiche derivate da una convinzione che un fenomeno reale possa prodursi se simbolicamente evocato.

Potremmo quindi affermare che il nostro pensiero in un primo momento compone un piccolo grande disegno, una costruzione a livello mentale, ne regola ogni singolo aspetto, per poi mettere in atto ciò che sapientemente ha progettato volendolo, proiettandolo, evocandolo e infine costruendolo per mezzo di un azione che è in vero soltanto un'azione intermediaria perché puramente materiale, poggia in vero su una richiesta, un'alta richiesta.. è l'evocazione di ciò che in realtà si desidera ottenere. Quanto è più forte la volontà, il bisogno reale di raggiungere quella meta.. tanto più la nostra forza interiore si fa capace nel raggiungerla.
Questo perché l''uomo è da sempre legato alla natura, avi, anziani si sono prodigati a tramandare usanze, costumi, rituali, nel tempo.. molti, per molto tempo, ancora oggi in totale segreto, per via di giudizi, privazioni e soprattutto per non sopperire a eventuali pene fisiche o attacchi esterni tentano di lasciare quel qualcosa ritenuto prezioso prima di andarsene.. strumenti di conoscenza.
D'altronde è risaputo, alcune cose si vorrebbe non si sapessero mai, l'ignoranza è la perfetta migliore amica di questo tempo, si fa semplicemente in modo che la mente della gente ( fiumana ) si tenga impegnata per mezzo di qualsiasi mezzo " vuoto ", che visivamente pare tutto ma che in realtà non conduce a nulla. Milioni di immagini, false rivelazioni.. in vero tutto un grigio miscuglio per condurre a incutere paura, la paura conduce a volersi proteggere, a cercare un salvatore, che solitamente è rappresentato da colui che ne narra e ne presenta i vizi. Pensiamoci bene prima di metterci nelle mani di qualcuno.. soprattutto se da molti è ritenuto un leader. Ma ben venga per coloro che intendono " manipolare " più menti possibili, non venga mai in mente a nessuno di pensare a " certe cose ", di porgersi troppe domande! Che dite, vi è minimamente familiare.. ??

Rispettare la natura, viverla, essere in sintonia con lei per mezzo di un linguaggio fatto di suoni, pause, ascolti e respiri.. vederla come grembo del nostro essere è quanto di più grande si possa donare al nostro esistere.. lei è il vero rifugio ove attingere per poter dare, lei è la più alta divinità, colei che impera in uno spazio fatto di piena e sola materia. 
Colei che riesce ancora a donare, stupire, colorare questo nostro immenso spazio dei colori più belli. L.C.77

Dedicato a coloro che stanno pensando..





... ci ritroviamo qui
7










mercoledì 6 gennaio 2016

Simboli dei Cavalieri Templari e Arcani


13 OTTOBRE 1307 – Le fiamme vorticavano nelle lampade ad olio, caricando di presenze, la loggia del Grande Cophto. Gli occhi del Gran Maestro mi fissavano, magnetici e neri come la terra dell’Etna. Quello sguardo mi pizzicava i nervi, facendomi sentire una preda. Cercai di sottrarmi, guardandomi attorno e fui subito richiamata all’Ordine! Per la terza volta, in poche ore, si lacerò la fierezza del mio ego, insieme alla benda e alla ciocca dei miei capelli biondi, pegno d’onore al Cavaliere. Era il 13 ottobre, il giorno in cui mi furono sciolti i legami delle tenebre per rivestire l’antico scranno, di velluto scarlatto. La via della conoscenza è la scelta peggiore che si possa fare, quando si desideri vivere una vita tranquilla. La luce è peggiore delle tenebre, chi afferma il contrario non l’ha mai conosciuta e non ha mai imparato la “lezione” del “Maestro Invisibile”.
Il nomade del deserto, impara sin da bambino a leggere i “segni” tracciati sulle pietre delle piste carovaniere, per la sua sopravvivenza. La mia bussola prese la forma di un mazzo di Tarocchi Marsigliesi che per la verità, non tenni in grande stima. Con lo studio dell’alfabeto ebraico e dell’ermetismo, mi convinsi ad approfondire il simbolismo degli Arcani che si dimostrarono un formidabile strumento mnemonico, un valido contenitore per la mia insaziabile sete. Nessun essere umano nasce “completo”, siamo quadri che si disegnano vivendo. Il seme iniziò a germogliare senza bruciarsi al sole, dopo dieci anni di completo eremitaggio, costellato di esaltanti vittorie e terribili discese agli inferi. Forte della mia rinuncia alla vita mondana in giovanissima età e bellezza, “Io” le risposte le “pretendevo” con rabbia e cocciutaggine. “Le porte del cielo devono essere violentate”, l’antico motto era diventato la mia regola. Vedevo me stessa e le difficoltà che mi si presentavano puntuali, come il lavoro del fabbro intento a forgiare una Spada, l’acciaio era la mia anima sensibile.
Si disvelò per primo, il simbolismo del secondo arcano maggiore dei Tarocchi: La Papesse, la Velata, la doppia porta degli dèi e degli uomini. “La Papessa, è abile nel calcolo, abile nella scrittura , è la signora delle parole di potere. Adatto ad imprimere la «forza»; è la spinta interiore che fa progredire, manda avanti, mette in mostra. In senso lato: aprire una porta, nascere. …

E’ chiamata Mater Templarum o la vedova, per prendersi la responsabilità del tempio che protegge..” (…Misteri Templari nei Tarocchi).

La Mater Templarum, la nera sacerdotessa Ofitica (“…la “Signora serpente” (Ninlil), è l’Anima del Mondo, dotata della conoscenza del bene e del male.”); mi condusse, vagabonda delle distese infinite, sino al loro segreto: il Tempio di Re Salomone! E ai loro certissimi autori: l’Ordine dei Cavalieri Templari.

Quando finalmente tutti i 78 arcani dischiusero i loro semi, il tempio interiore si illuminò d’arcobaleno come le vetrate della cattedrale di Chartres il giorno del solstizio d’estate, 2010 iniziai a scrivere la bella del libro e a canalizzare i Misteri Templari nei Tarocchi, nella forma dell’insegnamento divinatorio esoterico. Quasi senza volerlo, trovai importanti conferme con documentazioni “storiche” che attestavano non soltanto l’origine templare degli Arcani maggiori, ma anche il singolare contattismo sovraumano dei Cavalieri Templari, e ancorchè ce ne fosse bisogno, questo contribuì a dare al libro il carattere di “unicità”. Come unici sono tre arcani maggiori, volutamente divulgati dai Templari in un gioco di carte, ma celavano il messaggio occulto e formativo della nuova società che si andava costruendo in tutta Europa: Il Matto senza numero (lo zero matematico), la Morte senza il nome (il tredici…) e il Diavolo indivisibile, l’androgine…
Avremmo voluto pubblicare il libro, seguendo l’antica regola: l’anonimato, ma i tempi moderni nulla sanno del “Rispetto” dovuto ai Maestri Invisibili che ringraziamo, ricordando i famosi versi del poeta pazzo Abdul Alhazred, autore del Necronomicon: “Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire.”
Ai vespri del 18 Marzo 1314 il Gran Maestro dei Templari Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay furono portati in una piccola isola della Senna e arsi vivi.
articolo di Valentin Elli 
Interessante anche questo articolo: 
http://www.shan-newspaper.com/web/recensioni/1433-i-tarocchi-per-svelare-i-misteri-dei-templari.html
postato per onorare la conoscenza da R.D.M.7*

martedì 5 gennaio 2016

La solitudine...


Separasi vuol dire "individuarsi", incominciare a vivere , ad essere se stessi: senza individuazione si va alla cieca nelle relazioni affettive, sociali e lavorative.
Ci sono quelli che pur non stando bene in un rapporto lasciano all'altro la responsabilità di prendere decisioni e distanze; ci son quelli che non riescono a star da soli alla fine di una storia e saltano di palo in frasca pur di non vivere la dimensione del proprio vuoto interiore, quel vuoto che prelude ad una importante crescita ed alla evoluzione della personalità;
Ci son poi quelli che" fanno giri immensi e poi ritornano" e chiamano grande amore il fallimento ad essere se stessi, l'incapacità a cambiare, l'incapacità ad amare. La vita e l'amore sono il dono più bello che possediamo, nulla è scontato, nulla resta uguale nel tempo, nulla è per sempre. La vita incalza, pensare di congelare un amore per sopravvivere al tempo è pura illusione. Occorre vivere nel presente con ciò che conta davvero, non con ciò che ci fa comodo raccontarci per evitare l'inevitabile impatto col cambiamento. Ciò che non riusciamo a cambiare diventa la fonte dei nostri malesseri e dei disturbi specifici della nostra epoca: ansia, attacchi di panico, depressione e somatizzazioni quotidiane. Tutti i " NO" che non riusciamo a dire.

Commento: Forse può sembrare che questo post si discosti da quelli che abitualmente mettiamo, ma non è così in quanto afferma quanto sia importante conoscere se stessi e stare con se stessi. E' illusorio credere che fare coppia ci tolga dalla solitudine, ci toglie da non pensare a noi stessi, perché altrimenti saremo sempre soli anche in coppia e continueremo a scappare da noi stessi e rinnegare la nostra deità interiore.

articolo di Pino Tartaglia
G.M.T.777

domenica 3 gennaio 2016

3 gennaio 1892 nasceva Tolkien


"Disperazione o follia?", disse Gandalf. "Non è disperazione, perché la disperazione è solo per coloro che vedono la fine senza dubbio possibile. Non è il nostro caso. È saggezza riconoscere la necessità quando tutte le altre vie sono state soppesate, benché possa sembrare follia a chi si appiglia a false speranze. Ebbene, che la follia sia il nostro manto, un velo dinnanzi agli occhi del Nemico! Egli è molto saggio, e soppesa ogni cosa con estrema accuratezza sulla bilancia della sua malvagità. Ma l'unica misura che conosce è il desiderio, desiderio di potere, ed egli giudica tutti i cuori alla stessa stregua. La sua mente non accetterebbe mai il pensiero che qualcuno possa rifiutare il tanto bramato potere, o che, possedendo l'Anello, voglia distruggerlo. questa dev'esser dunque la nostra mira, se vogliamo confondere i suoi calcoli". (da: La Compagnia dell'Anello p. 339)

Di: Sir John Ronald Reuel Tolkien 


John Ronald Reuel Tolkien, nasce il 3 gennaio del 1892 a Bloemfontein, nel Sudafrica, da genitori inglesi originari di Birmingham. Morto il padre nel 1896, la famiglia si trasferisce in Inghilterra, nel villaggio di Sarehole presso Birmingham. Dalla madre, Tolkien eredita l’amore per le lingue, le antiche leggende e le fiabe. Dopo la morte di lei nel 1904, viene educato da P. Francis Xavier Morgan, un sacerdote cattolico degli Oratoriani. Studia all’Exter College di Oxford, ove ottiene il titolo di Bachelor of Arts nel 1915. Combattente nella prima guerra mondiale, ritorna ad Oxford dove diviene Master of Arts nel 1919 e collabora all’Oxford English Dictionary; studioso e docente di Anglosassone per oltre 20 anni all'Università di Oxford e specializzato in dialetto medievale dell'Inghilterra Centro-Occidentale, traduce molti testi antichi, che ancora oggi vengono utilizzati. E’ artefice di una carriera professionale senz'altro brillante, ma che sicuramente sarebbe stata sconosciuta ai più se un giorno, sul retro di un compito che stava correggendo non avesse vergato distrattamente: "In un buco della terra viveva uno hobbit". Insegna lingua e letteratura inglese fino al suo ritiro dall’attività didattica. Muore a Bounemouth, nello Hampshire, il 2 settembre 1973.
Qualcosa in più
John Ronald Reuel Tolkien è famoso in tutto il mondo, i suoi libri sono stati svariate volte ristampati in molte lingue del globo, perchè ha saputo scrivere una grande saga che ancora oggi riesce a parlare al cuore dei lettori.
Un semplice professore universitario, che tranquillamente trascorreva i suoi giorni curando il giardino e facendo crescere i propri figli, nascondeva nella sua penna tutto uno stupendo, affascinante, simbolico mondo a cui, giorno dopo giorno, ha dato vita e soffio, battendo sui tasti della sua vecchia macchina per scrivere.
Era uso prendere appunti sui margini dei fogli e su ogni pezzo di carta che gli passasse sotto mano, così giorno dopo giorno ha creato un racconto grande come una montagna, profondo come un azzurro lago, lieve e fatato come una nebbiosa alba nella foresta. Fin dall'infanzia si è dilettato nel creare linguaggi, crescendo maturando ed apprendendo, ha poi scritto una vera e propria cosmogonia, ha narrato la vita del mondo, dai suoi albori sino al sorgere della nostra Era.
Amava il suono delle onde dell'oceano che si frangono sulle coste della Cornovaglia, era lieto quando poteva fermarsi un po' a chiacchierare con le vecchie signore, sentiva la vita e la forza che scorrevano sotto le ruvide scorze dei grandi alberi, era un sereno, sorridente, nobile vecchio che, nell'estate 1973, abbandonò la sua amata campagna inglese per ritirarsi definitivamente all'interno del grande affresco che era andato preparando per tutta la vita, e che adesso si riposa nei grandi boschi della Terra di Mezzo.