Vladìmir Solov'ev
(16 gennaio 1835)
"Proseguirò verso le sponde agognate,
verso il monte in cui, sotto nuove stelle,
tutto corrusco di fuochi trionfali,
mi aspetterà il mio sacro tempio"
Poeta e filosofo, precursore del simbolismo, cantava l'Eterno Femminino, la Sposa Eterna. Fu nel deserto egiziano che maturò la sua fede nella parvenza favolosa di Sofia, creatura che discende dalla mitologia degli gnostici. Sofia che benché ostacolata dalle forze del male, viene a rigenerare la natura e gli uomini. A fondamento della sua metafisica, che immerge le radici nel dualismo platonico, Solov'ev pose l'idea del contrasto fra il mondo terreno dei fenomeni traseunti e il mondo della realtà superiore. Sofia, Anima del Mondo, gli apparve tre volte: la prima a nove anni a Mosca; poi a Londra, al Museo Britannico, nel 1875; e infine al Cairo, nel 1876. La sua poesia è una sequela di smaglianti visioni mistiche, un continuo colloquio con l'amata celeste.
Canzone degli Ofiti
Il bianco giglio alla rosa,
alla rosa scarlatta noi sposiamo.
Nel mistero d'un sogno profetico
noi troviamo l'eterna verità.
Dite la fatidica parola!
Gettate alla svelta le perle nel calice!
Legate la nostra colomba
con nuovi anelli al vecchio serpente.
Per il libero cuore non c'è sofferenza...
<Dovrebbe ella temere il fuoco di Promoteo?
La pura colomba si sente libera
negli anelli di fiamma del serpe possente....
Cantate l'impeto delle burrasche,
nella tempesta furiosa troviamo la calma...
Il bianco giglio alla rosa,
alla rosa scarlatta noi sposiamo.
"In questi sogni profondi, a occhi aperti
la medesima onda ci trascina.
Vedo le tue pupille smeraldine,
mi sta dinanzi il fulgido sembiante"
Una parte dei versi dedicati al lago finnico Sàjma che il poeta invoca come viva parvenza d'una donna.
Ricordato da: E.d.R.7
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