Richard
Bach
23
Giugno 1936
“ Imparare
significa scoprire quello che già sai.”
Parlare
di Bach è come parlare di un nostro antico fratello di viaggio,
Danilo, che ha condiviso con noi giorni di pesca abbondante nel mare
della Conoscenza e voli in ascensione nel cielo dell’Anima. E,
proprio, Danilo che ci ha fatto apprezzare questo scrittore, che
nelle sue opere traccia percorsi luminosi in un cielo spesso buio,
perchè viviamo come ciechi in un quotidiano gretto e pesante… e
allora seguiamo il gabbiano Jonathan che risveglia il desiderio di
Libertà che è in noi, e che ci indicherà la rotta da seguire per
essere finalmente Maestri di noi stessi e tendere un ala ad altri
perché imparino anch’essi a volare nel cielo di gioia che è di
tutti. Usciamo dalle prigioni che giorno per giorno continuiamo a
costruire fuori e dentro noi stessi.
Ma
ecco delle risposte date da Richard al giornalista:
Cosa
ricorda di quella caduta quasi fatale?
"Mentre
l'aereo precipitava, dopo aver tranciato i fili, all'improvviso la
vita è diventata un sogno: un nuovo mondo pieno di vecchi amici. I
giornali hanno parlato di "incidente". Ma per me è stato
un atterraggio placido e dolce. Ho sentito persino il fruscio
dell'erba prima di toccare terra. No, non stavo volando. Stavo
sognando. A un certo punto, qualcuno mi ha chiesto per tre volte se
avessi voglia di tornare sulla Terra".
E
cosa ha risposto?
"Ci
ho pensato un attimo. Poi ho detto sì. E mi sono ritrovato in un
ospedale. Ero stato in coma per sette giorni, secondo i medici, anche
se mi sembrava fosse passato solo un quarto d'ora".
Ha
avuto paura di morire in quei momenti?
"No.
Anzi, ho capito che la morte non esiste. Semplicemente, a un certo
punto della nostra esistenza, scivoliamo dalle credenze di questa
vita a quelle di un'altra. E ognuna di queste vite è un piccolo
passo per ricongiungerci con l'Amore".
In
che senso?
"L'amore
è la nostra unica realtà, l'unico vero senso possibile. Per me è
come una piccola voce che ascolto tutti i giorni. A quest'età non
riesco a odiare niente, così come non credo in un Dio che odia (ho
abbandonato la Chiesa scientista). Credo che ogni sfida della vita
sia un test per arrivare all'Amore. Ricorda cosa diceva la volpe al
Piccolo Principe di Saint-Exupéry? "Non si vede bene che col
cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi"".
È
per questo che i protagonisti dei suoi libri cercano sempre di
fuggire dalla realtà?
"Il
mondo dei mortali non è la realtà, ma semplicemente l'insieme delle
nostre credenze, finzioni, illusioni, dell'enfasi e della gioia di
condividere le nostre storie. L'unica realtà è l'Amore immacolato
dallo spazio e dal tempo. Punto".
Allo
stesso tempo, però, il "divino" Jonathan diventa
paradossalmente un avatar dell'establishment, sbiadito rituale dei
vecchi gabbiani che sfruttano la sua immagine. Perché?
"Perché
il vero pericolo per la nostra libertà è
l'influenza dei governi e delle religioni, che pretendono di
spiegarci come dovremmo vivere, anche quando non hanno potere reale
su di noi. Per questo ignoro il più possibile ogni tipo di autorità.
L'importante è vivere con dolcezza e gentilezza. La storia ci ha
raccontato di molte civiltà senza guerre né crimini, perché
fondate sul rispetto verso gli altri. Purtroppo, parte del genere
umano questo non l'ha ancora capito".
Nel
capitolo inedito di Jonathan Livingston, questa fuga contempla anche
il suicidio.
"Quando
il mondo degli altri è radicalmente diverso dalla vita che vogliamo
vivere, esiste anche questa possibilità. Non a caso, Gesù Cristo
rappresenta il primo suicidio di un personaggio storico: si è
consegnato nelle mani dei suoi carnefici, nonostante potesse
scamparla".
Leggendo
l'inedito, però, il suicidio spunta perché le nuove generazioni,
anche per colpa dei padri, si sentono smarrite: rifiutano il passato
e rinnegano persino un mito come Jonathan.
"Purtroppo,
gran parte della storia e dei ricordi viene inevitabilmente
dimenticata. E noi mortali ripetiamo, senza sosta, gli errori umani.
Come gli Stati Uniti, che da sempre combattono guerre nel mondo senza
mai pensare alle conseguenze. Comunque, anche se questo paese
sparisse, un altro al suo posto farebbe le stesse misere scelte".
Allo
stesso tempo, però, il "divino" Jonathan diventa
paradossalmente un avatar dell'establishment, sbiadito rituale dei
vecchi gabbiani che sfruttano la sua immagine. Perché?
"Perché
il vero pericolo per la nostra libertà è l'influenza dei governi e
delle religioni, che pretendono di spiegarci come dovremmo vivere,
anche quando non hanno potere reale su di noi. Per questo ignoro il
più possibile ogni tipo di autorità. L'importante è vivere con
dolcezza e gentilezza. La storia ci ha raccontato di molte civiltà
senza guerre né crimini, perché fondate sul rispetto verso gli
altri. Purtroppo, parte del genere umano questo non l'ha ancora
capito".
(Intervista
di i ANTONELLO GUERRERA da Repubblica 29/Aprile/2014)
E.d.R.7
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