Presso
gli aborigeni australiani esiste una dimensione temporale sospesa tra
il presente e l’ “Alcheringa” o “Tempo del Sogno”, il tempo
mitico della creazione durante il quale si è svolta la storia del
mondo e ogni cosa è stata espressa dagli antenati per mezzo del
canto, attraverso i gesti e la parola.
Il
“Tempo del Sogno”, che è anche un eterno presente, gli Antenati
hanno percorso in lungo e in largo il continente cantando il nome di
ogni cosa in cui si imbattevano e col loro canto han fatto esistere
il mondo. La terra è tutt'uno col canto, esiste solo se è, cantata.
Gli Antenati hanno creato il mondo come fanno i poeti, lasciando
sulle proprie orme una scia di parole e note musicali -le Piste del
Sogno o del Canto-, che dai tempi dei tempi sono rimaste sulla terra
come “vie” di comunicazione e itinerari di sopravvivenza, come
mappe e antenne direzionali.
Il
culto magico di questa natura procura agli individui un centro
spirituale sito al di fuori di loro stessi, un centro che riunisce
ogni singolo uomo in un unico, grande collettivo spirituale,
legandolo indissolubilmente all’ambiente in cui vive. Se viene a
mancare la ritualizzazione degli antichi eventi mitologici è
inevitabile il sopraggiungere di un decadimento completo, di un
grande disorientamento spirituale che si manifesta in modo immediato
in tutti gli aspetti della vita individuale e comunitaria. E’ per
questo motivo che gli aborigeni nel ricalcare le tjurna djugurba (le
orme degli esseri mitici) cioè le antiche Vie dei Canti, visibili
soltanto ai loro occhi, ripetono le parole e i suoni degli antenati
che, nei lunghissimi e interminabili viaggi attraverso un continente
vuoto e privo di vita, facevano esistere il mondo cantandolo.
In
pratica il continente australiano si può leggere come una partitura
musicale. Ancora oggi ogni neonato eredita una sezione di canto per
diritto di nascita. Le sue strofe sono proprietà privata
inalienabile e delimitano il suo territorio. Una volta adulto
e”iniziato” alla rivelazione della creazione gli viene svelata
una geografia mitica per apprendere i luoghi in cui gli esseri
soprannaturali hanno celebrato riti, danzato o fatto cose importanti.
Egli ha anche il diritto di prestare le sue strofe lungo una pista
del canto e acquistare il diritto di passaggio dai suoi vicini,
ricevendone aiuto e ospitalità. L’uomo che va in walkabout
(viaggio rituale) canta le strofe del suo antenato senza cambiare né
una parola né una nota, così facendo ricrea il Creato.
Vi consiglio inoltre la visione di:
copertina di Antiche Civiltà 47: Il Tempo del Sogno degli Aborigeni |
Postato
dallo scriba dei Sette: Sofia
Bellissimo.. ciò che hai scritto rispecchia profondamente un mio credo e pensiero, meraviglioso questo tuo pezzo che ha postato, colmo di verità, con il cuore, L.C.777
RispondiEliminaGrazie piccolo scriba di questo "illuminante" contributo. Buon viaggio a te nel Sogno....
RispondiEliminaEliana